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Il caso
27 Giugno 2024 - 07:00
«In caso di incidente, l’airbag del conducente potrebbe esplodere, lanciando schegge metalliche che potrebbero causare la morte».
A leggere una frase del genere, viene spontaneo sbarrare gli occhi. Soprattutto se si è il conducente in questione: è il caso di centinaia di proprietari di quattro modelli di Chevrolet (Aveo, Cruze, Olrando e Trax, prodotte fra il 2009 e il 2018). Ma un allarme simile sta riguardando anche migliaia di Citroen, Toyota e Volkswagen, che hanno inviato lettere di richiamo ai proprietari dei veicoli (qui la campagna di richiamo sul sito Volkswagen e qui la campagna di Stellantis per le Citroen). I quali ora sono sul piede di guerra. Anche perché molti di loro sono ancora in attesa, visto che mancano i pezzi di ricambio per sostituire gli “airbag killer”.
In realtà problemi di questo tipo non sono una novità: sono anni che le aziende automobilistiche lanciano allarmi sugli airbag forniti dall’azienda giapponese Takata. Ora, però, i modelli interessati sono sempre di più e sono partite raffiche di lettere: «Lanciamo questa campagna di richiamo» perché «il dispositivo di gonfiaggio dell’airbag potrebbe subire alterazioni» si legge nelle lettere inviate ai proprietari di Chevrolet, Citroen e Volkswagen. In mezzo, la spiegazione: la causa è «l’esposizione prolungata in una combinazione di ambiente con elevata umidità assoluta e temperatura elevata potrebbe alterare il dispositivo, realizzato con nitrato di ammonio stabilizzato in fase come propellente». E qual è il rischio dopo un incidente? Che l’airbag scoppi con «una forza esplosiva troppo elevata», lanciando le schegge metalliche taglienti che possono uccidere.
Per questo la campagna di richiamo «riveste la massima importanza e deve essere eseguita al più presto possibile». Ed è gratuita, basta andare da un riparatore autorizzato.
Tutto risolto, quindi? Rischio di morte scongiurato? Macché. Lo possono testimoniare tanti automobilisti che si sono rivolti ad Altroconsumo per denunciare la difficoltà di trovare officine disposte a effettuare il lavoro. Ma lo può confermare anche chi scrive, uno dei “fortunati” ad aver ricevuto la lettera horror di Chevrolet. A febbraio, chiamando l’officina autorizzata più vicina, la risposta è stata ancora più spaventosa: «Dobbiamo risentirci a giugno perché non abbiamo i pezzi di ricambio». Una volta arrivato il tanto atteso mese di giugno, è arrivata un’altra lettera e il problema si è ripresentato tale e quale: «Non abbiamo ancora i ricambi, prendo nome e numero: la richiamo quando arrivano i pezzi. Solo noi abbiamo trenta persone in lista d’attesa».
Ma sono migliaia e migliaia gli automobilisti nella stessa situazione. E molti iniziano a spazientirsi: un’associazione di consumatori francesi ha avviato una class action e scritto a Stellantis (da cui dipendono Citroen e Chevrolet) per chiedere una soluzione in tempi brevi, con auto di cortesia e riparazioni immediate. La replica, di Thierry Koskas, ceo di Citroen, e di Carlos Tavares, ceo di Stellantis, non è tardata ad arrivare: hanno assicurato di essere già intervenuti su 70mila vetture e hanno promesso di raddoppiare la capacità delle officine entro la fine di luglio, in modo da risolvere il problema entro la fine del 2024.
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