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il colloquio

L'ex prefetto Padoin: «Askatasuna? I centri sociali sono fucina di terroristi»

L'intervento durante la presentazione dell'ultimo libro al Circolo dei lettori

Paolo Padoin, ex prefetto di Torino, al Circolo dei lettori

Paolo Padoin, ex prefetto di Torino, al Circolo dei lettori

Li cita più volte nel presentare la sua ultima fatica letteraria, Paolo Padoin, classe ‘47, a Torino come prefetto dal 2008 al 2010. Quei centri sociali che negli anni più bui della nostra Italia hanno ospitato esponenti e professato l’ideologia di un terrorismo che «oggi per fortuna non c’è più ma che potrebbe tornare se non manterremo alta la guardia». Un monito che arriva dal Circolo dei lettori di via Bogino, durante la presentazione del libro “Terrorismo rosso e nero. La testimonianza di un prefetto”. Insieme a Padoin, oltre al giornalista Luciano Borghesan, a Giovanni Berardi (figlio di Rosario, maresciallo ucciso dalle Brigate rosse) c’è anche Gian Carlo Caselli, ex magistrato e procuratore di Torino, che il terrorismo l’ha combattuto per decenni. In Toscana, dove Padoin, fiorentino di nascita, è stato prefetto sia a Pisa che a Firenze «i centri sociali sono sempre stati molto forti, ma ricordo che anche a Torino ho dovuto affrontare la violenza dei movimenti No Tav e l’attività nel centro sociale Askatasuna».

E proprio “Aska” è diventato, ormai da diversi mesi, il centro sociale della discordia, visto che l’amministrazione comunale ha deciso di rendere l’edificio di corso Regina Margherita un “bene comune”. «Credo che quella del sindaco sia stata una scelta un po’ rischiosa - afferma Padoin - e che ha provocato non poche polemiche. Chiudere Askatasuna? Non conosco bene le dinamiche, ma credo che sia sempre rischioso legalizzare delle realtà che potrebbero diventare delle possibili fucine di terrorismo». Del resto, era stata la stessa Cassazione, a dicembre scorso, a stabilire che «gli attivisti di Askatasuna pensano alla lotta armata». Una lotta armata che quaranta e più anni fa in Italia si manifestava con la barbarie degli attentati. Paolo Padoin, a Firenze prima da funzionario e poi da capo di gabinetto del prefetto, nel libro ricorda ad esempio non solo gli attentati dinamitardi del terrorismo nero, ma anche le stragi dell’Italicus nel 1974 e del Rapido 904 nel 1984. E quando era a Pisa, i colloqui in carcere con Adriano Sofri, il leader di Lotta continua.

Nel volume non mancano aneddoti con collaboratori che per un’intera carriera hanno combattuto terrorismo e criminalità organizzata come il già citato Caselli, Pietro Calogero, Ilda Boccassini e Marcello Maddalena. Un libro che ha due dediche. La prima, a Mariella Magi Dionisi, morta a dicembre 2023 e vedova dell’agente Fausto Dionisi, ucciso a Firenze nel ‘78 da Prima linea. La seconda, ai giovani. «Perché per loro fortuna quei tempi non li hanno vissuti, ma devono sapere cosa succedeva». Un pensiero, infine, alle tante vittime del terrorismo. «Persone che vengono dimenticate, mentre i terroristi negli anni sono stati invitati nei talk-show e qualcuno ha fatto anche politica. Una narrazione che non mi appartiene. I terroristi non sono eroi».

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