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12 Luglio 2024 - 10:00
Botte e frustate ai braccianti sfruttati nei vigneti: arresti e sequestri a tre "caporali"
Sfruttati nei vigneti, frustati e picchiati dai “caporali”. E ora spuntano anche i messaggi shock, negli scambi telefonici intercettati dagli investigatori diretti dal capo della Mobile di Cuneo, Giancarlo Floris. L’inchiesta sul caporalato ha sconvolto le Langhe patrimonio Unesco, scoperchiando un vaso di Pandora fatto di orari di lavoro disumani - anche superiori alle undici ore giornaliere - e vessazioni a danno dei poveri braccianti. Che ovviamente, quando arrivavano i controlli venivano caldamente “invitati” dai loro sfruttatori a negare tutto. «Non dire che lavori, scappa», diceva un “caporale” al bracciante quando arrivavano le ispezioni. E poi ancora, le paure degli sfruttati: «C’è il controllo, hai la carta d’identità nel cellulare?». Insomma messaggi che inchiodano gli sfruttatori nei vigneti del Piemonte. Tre stranieri di nazionalità marocchina, macedone e albanese sono finiti nei guai. I primi due sono ai domiciliari, il terzo ha il divieto temporaneo di esercitare attività professionali. I reati? Intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e violazioni alla norma sul soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale.
Dopo i blitz e gli arresti nelle Langhe, si era espresso il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, definendo i “caporali” «criminali travestiti da imprenditori». Ieri, a margine dell'assemblea dell'Unione italiana vini, il ministro ha ancora affrontato la vicenda: «Il caporalato è un problema endemico del Paese. Un problema che va affrontato senza limiti di impegno, con nuove misure repressive come intende fare il Governo ma anche di carattere culturale: chi sfrutta il lavoro non è un imprenditore, è un criminale». Il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, ha parlato a nome degli imprenditori del vino: «Queste cose sono vergognose, noi non possiamo accettare cose del genere, quello che è successo nelle Langhe ci crea grande imbarazzo. Sono cose terribili che vengono fuori, ma noi non possiamo accettarle in nessun modo». L’inchiesta sul caporalato nelle Langhe ha avuto inizio nel settembre del 2023, grazie al lavoro della polizia di Cuneo. Il tutto è partito dalla denuncia delle associazioni del terzo settore che si occupano del sostegno ai migranti. Le indagini hanno portato al sequestro di cinque furgoni usati per accompagnare i braccianti nella vigna, oltre a un casolare in via di Sant’Ambrogio 2, a Mango, nel Monferrato, all’interno del quale i migranti vivevano in condizioni igieniche pietose. Nel seminterrato c’erano 26 persone, ma lo spazio era adatto ad accoglierne appena sette. E gli schiavi erano sempre video-sorvegliati.
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