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L'emergenza

In carcere scoppia la rissa fra detenuti ubriachi e drogati. E vola pure l'olio bollente

Il sindacato degli agenti: «Siamo nell'abisso fra sovraffollamento, topi, blatte e mancanza di personale»

In carcere scoppia la rissa fra detenuti ubriachi e drogati. E vola pure l'olio bollente

Prima hanno bevuto la loro grappa artigianale, aggiungendoci anche della droga. Poi si sono asserragliati nelle celle e hanno iniziato a picchiarsi fra di loro, lanciando olio bollente a chi tentava di avvicinarsi: è la cronaca dell'ennesima giornata di tensione al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, che è «ormai nell'abisso» come denuncia l'Osapp, il sindacato della polizia penitenziaria.

L'ultimo episodio è avvenuto nel pomeriggio di ieri, 11 luglio 2024, alla dodicesima sezione del Padiglione C. Ed è durato fino alle 23, con protagonisti parecchi detenuti "alticci" per la grappa e la droga: nel mezzo hanno messo a ferro e fuoco l'intera sezione, con botte e non solo: qualcuno ha preso il fornellino che viene utilizzato per cucinare in cella, ci ha scaldato sopra un pentolino con dell'olio e lo ha lanciato contro chi provava ad avvicinarsi. Ma gli agenti sono comunque riusciti a intervenire e hanno sedato la rissa in serata, con un solo ferito trasportato in ospedale.



«Da tempo immemore l’Osapp segnala come nel carcere di Torino regni una “anarchia”, con i poliziotti che sanno quando montano in servizio e non sanno quando e se ritorneranno a casa - denuncia il sindacato - È inaccettabile che, a fronte di questa drammatica situazione, restino tutti silenti e immobile: i vertici locali, regionali, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap)». L'organizzazione punta il dito contro i protocolli promessi dal sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro e aggiunge: «È noto a tutti che, nel carcere di Torino, mancano oltre 200 unità di polizia penitenziaria. E quelli che ci sono vengono sottoposti a turni massacranti che vanno ben oltre le 10-15 ore consecutive di servizio giornaliere, anche in relazione al grave sovraffollamento. Per non parlare poi delle condizioni fatiscenti della struttura e dei luoghi di lavoro invasi da blatte e ratti».

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