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La lettera del leader SìTav Mino Giachino

«Il futuro del Piemonte sarà ad Alta Velocità»

Dopo l’editoriale di Walter Altea sulla Val di Susa e sul movimento che si oppone alla Torino-Lione

La manifestazione

Giachino e le madamine

Riceviamo dal leader Sì Tav ed ex sottresegretario ai Trasporti dell'ultimo Governo Berlusconi, Mino Giachino, e volentieri pubblichiamo

Di Mino Giachino

Ho letto l’ampia pagina di Walter Altea che spiega come nasce la lotta al Tav. Altea ha detto cose interessanti e importanti alle quali vorrei aggiungere altre motivazioni che per alcuni anni hanno consentito ai NoTav di avere più spazio e forse anche più amici anche nel grande giornale torinese. Politicamente contro le grandi infrastrutture c’era tutto il Pci che non ne capiva l’ importanza al punto che sull’Unità del giorno della inaugurazione dell’Autostrada del Sole scrisse che non se ne capiva l’importanza. Nel 1975 dopo la vittoria delle sinistre a Torino, Milano e Genova, allorquando i socialisti uscirono dalla maggioranza di governo, nel corso della discussione della Legge Bucalossi sull’uso del suolo, venne approvato un emendamento presentato dal Pci col quale l’Italia, unico Paese dell’Occidente, bloccò la costruzione delle autostrade. Quella norma venne cancellata 25 anni dopo dal Governo Amato. Il primo progetto della Tav, sicuramente molto impattante sul territorio, non venne ben spiegato dai nostri Amministratori regionali, tanto più che in Regione non vi era competenza in trasporti e logistica. Le ricadute della Tav sull’economia torinese, piemontese e del Nord Italia riguarderebbero il raddoppio del turismo, la crescita del trasporto intermodale e della logistica. Offro un dato che spiega tutto. La Germania che ha creduto molto nei trasporti, nei porti, negli aeroporti, la logistica occupa quasi 3 milioni di persone, in Italia che abbiamo 3/4 degli abitanti e poco meno di 3/4 di Pil, occupiamo in logistica poco più di un milione di persone. L’Italia se avesse infrastrutture come la Germania e una politica della logistica pubblica all’altezza, potremmo occupare nel settore quasi 1 milione di persone in più. Si pensi, caro Altea, ai benefici economici per la Bassa Valle che oggi ha il Pil procapite pari a quello delle regioni del Sud, pensi a Torino e al Piemonte che dal 2000 crescono meno della media nazionale.

Anche Cavour ebbe degli oppositori al primo traforo del Frejus, ma nessuno si sognava di andare a Bardonecchia a tirare pietre o bombe al cantiere. Il Pci vinse le elezioni nel 75 con un manifesto che diceva no alle grandi opere. I riformisti all’interno del Pci esprimevano posizioni interessanti, ma non incisero sulla lotta alla Tav degli amministratori locali. Ancora oggi il Pd non osa dire nulla agli amministratori locali NoTav. La linea poteva saltare definitivamente nel 2018 allorché il governo gialloverde, che aveva la maggioranza assoluta in Parlamento, dopo aver deciso di sottoporre le grandi infrastrutture a partire dalla Tav alla analisi costi e benefici, avrebbe potuto votare no in Parlamento. Di qui il no del Consiglio Comunale di Torino alla Tav nell’ottobre successivo. Li ci fu la svolta per merito della società civile torinese che aderì in massa al mio appello e a quello delle Madamine. La grande piazza Castello SìTav del 10 novembre 2018, sconcertò tutte le forze politiche e tutta l’informazione come mi disse Salvini quando lo incontrai al Viminale il 5 dicembre 2018. Ecco perché Salvini ancora Vice premier del governo giallo verde il 7 agosto 2019 in Senato votò contro la Mozione NoTav di M5s, salvando in quel modo l’opera più importante per il futuro di Torino e del Piemonte. L’opera pertanto si farà. Purtroppo il governo giallorosso la tenne ferma per due anni e poi ci furono altri rallentamenti. La battaglia fatta per costruire il tunnel di sicurezza a Chiomonte costruito grazie a una norma dell’ultima Finanziaria del Governo Berlusconi che illustrai personalmente in Parlamento, consentirà ora, assegnato l’appalto del tratto italiano del tunnel, di terminare l’opera lavorando in galleria, senza ostacoli da parte di chicchessia. Per ben due volte la piazza di Torino ha cambiato il corso delle cose, nel 1980 con la marcia dei 40mila e nel 2018 con la manifestazione SìTav che ha salvato l’opera che ci darà oltre 100 anni di lavoro. Da parte mia, che quella piazza ho avuto il coraggio di organizzarla insieme alle Madamin, firmando personalmente la richiesta in Questura e assumendomene tutte le responsabilità, mi tengo i complimenti di Silvio Berlusconi, di Gianni Letta e la frase di Matteo Salvini che nella sezione della Lega di Settimo il 27 maggio 2019 disse che «se si farà la Tav è soprattutto merito di Giachino». La mancanza di competenza in trasporti e logistica nelle Istituzioni piemontesi purtroppo fa sì che l’opera vada avanti lentamente e senza un Piano regionale della logistica su Tav e del Terzo Valico. Ma per fare un Piano occorre conoscere molto bene la materia e prevedere le ricadute che si possono ottenere dalle grandi opera. Non sapendo ciò che si perde, non si capisce neanche l’importanza dei tempi di realizzazione, così la entrata in funzione dell’opera, prevista nel 2029 verrà spostata al 2033, con gravi perdite di lavoro nel turismo, nel commercio e nella logistica. Ma se la politica è carente importante è il ruolo dei giornali che possono spiegare e rispiegare ciò che ha bisogno il Paese. Grazie della attenzione.
Mino Giachino

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