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L'inchiesta

Nuovi guai per il Conte con il machete: ci sono altre vittime in Spagna?

Pietro Costanzia di Costigliole e il fratello Rocco sono accusati di tentato omicidio a Mirafiori: «La vittima poteva morire»

Nuovi guai per il Conte con il machete: ci sono altre vittime in Spagna?

Il Conte aveva aggredito qualcun altro prima di prendere un machete e colpire alla gamba il suo rivale Oreste a Mirafiori?

È la domanda cui la procura sta cercando una risposta fino in Spagna, dove Pietro Costanzia di Costigliole ha vissuto per anni: i pubblici ministeri Mario Bendoni e Davide Pretti hanno inviato una richiesta di cooperazione internazionale ai colleghi di Barcellona, per capire se il Conte abbia laggiù dei carichi pendenti. Perché, oltre a un episodio di gennaio a Nichelino, gli inquirenti sono convinti che Costanzia di Costigliole abbia dei precedenti per aggressione con modalità e motivazioni simili: come per Oreste, alla base ci sarebbe una vendetta per aver fatto delle avances alla fidanzata. Tutto da dimostrare, a differenza del colpo di machete ai danni del 23enne: una consulenza tecnica ha stabilito che sarebbe morto se non fosse stato soccorso subito dai passanti. Una conferma per la procura, che accusa il Conte di tentato omicidio.

Agguato a Mirafiori

L’agguato di Mirafiori risale al 18 marzo, quando due giovani in scooter hanno aggredito il giovane Oreste in via Panizza. Uno è sceso e lo ha colpito con un machete alla gamba sinistra, arrivando così in profondità da costringere i medici del Cto ad amputare sotto il ginocchio. Poi, nel giro di pochi giorni, la Squadra mobile ha rintracciato e arrestato i due aggressori: il conte Pietro Costanzia di Costigliole, 23 anni, e suo fratello Rocco, 22.
Secondo la procura e secondo i giudici del Tribunale del riesame, che hanno analizzato la questione, il colpo con il machete avrebbe potuto uccidere Oreste. Una tesi confermata ora anche da una consulenza del medico legale Fabrizio Bison. Per questo i pm insistono sull’accusa di tentato omicidio per entrambi i fratelli.
Ma i due ragazzi e i loro difensori, Wilmer Perga e Giuseppe Del Sorbo, non ci stanno: «Volevo massacrare Oreste di botte, non ucciderlo: mi sono portato il pugnale per difendermi, quel giorno c’erano anche altre persone» aveva spiegato Pietro nelle cinque ore di interrogatorio davanti ai pm. E aveva aggiunto: «L’ho colpito una volta sola, lui si è alzato e mentre scappava gli ho detto: “Se mi denunci, ti ammazzo”».

I precedenti

Quando è stato sentito, il Conte ha spiegato che non stava scappando dalla polizia italiana ma da quella spagnola. Una frase che ha spinto gli inquirenti a scavare anche nel suo passato di Barcellona: il sospetto è che abbia commesso delle aggressioni anche lì. Ci sarebbe anche una denuncia, poi ritirata. E alla base ci sarebbero sempre delle avances alla fidanzata. Come per Oreste e per un ragazzo di Nichelino, preso a sprangate in faccia dopo essersi incontrato con la ragazza di Costanzia (era il 24 gennaio, quindi prima di via Panizza). Episodi che, se confermati, potrebbero sostenere la tesi della procura sulla volontà di uccidere il 13 marzo. E sarebbero gli ultimi tasselli di un’indagine che i pm vorrebbero chiudere entro l’estate.

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