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LA MOBILITAZIONE DEI MERCATI

L'appello degli ambulanti a Meloni parte da Torino: «In ginocchio per il maltempo»

Il meteo ha messo in difficoltà 4mila mercatali e il sindacato Goia chiede lo "stato di emergenza" a Roma: «Persi sei mesi di lavoro»

L'appello degli ambulanti a Meloni parte da Torino: «In ginocchio per il maltempo»

Il maltempo che ha colpito il Piemonte e, in particolare Torino, dall’inizio dell’anno e fino a estate inoltrata, «ha danneggiato gravemente oltre 60mila aziende operanti in mercati e fiere». A denunciarlo è il Goia che, già due mesi fa, aveva annunciato una possibile mobilitazione dopo una stagione primaverile segnata dalle pioggie e dalle incertezze metereologiche «a cui, evidentemente, nessuno ha prestato attenzione» attacca il presidente nazionale del sindacato degli ambulanti, Carlo Nardozzi. Dopo le prime istanze, oggi, gli ambulanti hanno presentato formalmente richiesta al Governo, alla Conferenza delle Regioni nonché ai ministri Urso e Giorgetti l’attuazione di «un piano straordinario di aiuti e interventi legislativi» a favore del settore.

«Questa richiesta, avanzata informalmente già da tempo, è stata formalizzata dopo gli ultimi avvenimenti calamitosi e il certificato dell'Arpa Piemonte che ha registrato la primavera più piovosa degli ultimi 70 anni, con gravi ricadute economiche sul comparto - spiega il direttore del Goia, Gregory Massa -. La situazione meteorologica è radicalmente anomala: l'Arpa Piemonte ha segnalato che le precipitazioni da inizio anno sono state il doppio della media storica, con quantitativi che normalmente si osservano alla fine della prima decade di ottobre già raggiunti a maggio. Le giornate di “pioggia significativa” sono state 30, quasi il doppio rispetto a una primavera normale, il che ha avuto un impatto devastante sul micro commercio locale, che opera principalmente in aree scoperte».

Le microimprese, a carattere familiare, «non godono delle stesse agevolazioni delle grandi catene commerciali e stanno subendo un ammanco medio tra il 30% e il 40% dei loro incassi abituali».Un impatto grave per «moda, abbigliamento e calzature, già in difficoltà dall'inizio dell'anno».

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