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Il processo

Il giallo della mongolfiera del Balon: il gestore voleva uccidere il collega?

La Cassazione impone un nuovo processo: «Bisogna chiarire il movente dell’imputato»

Il giallo della mongolfiera del Balon: il gestore voleva uccidere il collega?

Foto di repertorio

Voleva dare una lezione al suo collega o ha provato a ucciderlo? Si tinge di giallo il caso della mongolfiera del Balon, da cui è caduto nel vuoto il torinese Stefano Bernardi. Colpa del suo collega Paolo Gorini: il 57enne è stato condannato per lesioni volontarie, accusa che in appello è stata riqualificata in tentato omicidio. «Ma era fondamentale approfondire il tema del movente: i giudici non lo hanno fatto e quindi è necessario un nuovo processo d’appello» è, in sintesi, la motivazione con cui la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado.

Quindi, a distanza di sei anni dai fatti, si riparte (quasi) daccapo per chiarire cosa sia successo il 30 luglio 2018: quel giorno Gorini salì sulla mongolfiera che all’epoca si trovava in piazza Borgo Dora. Il suo collega Stefano Bernardi lo seguì e poi precipitò da 7 metri d’altezza, salvandosi per miracolo ma riportando gravi lesioni (il ferito, oggi 60enne, ha riportato un’invalidità del 35%).


Inizialmente si pensò a un particolare infortunio sul lavoro. Poi le indagini hanno appurato che si era trattato di un sabotaggio volontario: «Si è portato su un cutter e ha tagliato la corda per eliminare il collega, suo rivale all’interno di TurinEye» è la tesi del pubblico ministero Rossella Salvati. Però il giudice di primo grado, Paolo Gallo, ha sostenuto che non ci fosse la volontà di uccidere. Quindi aveva condannato l’imputato a 2 anni e mezzo per lesioni volontarie gravi.

Il pm Salvati è rimasta convinta che Gorini volesse uccidere il collega e ha “convinto” la Corte d’Appello, che ha inflitto una condanna a 8 anni di carcere per tentato omicidio (stabilendo anche un risarcimento di 50mila euro per la vittima,assistita dall’avvocato Roberto Impeduglia).
Ma l’imputato 57enne e il suo avvocato, Massimo Pietrini, non si sono arresi e hanno fatto ricorso in Cassazione. Il sostituto procuratore presente all’udienza, Marco Dall’Olio, ha proposto di annullare la sentenza con rinvio alla Corte d’Appello di Torino. E i giudici hanno deciso proprio in quel senso: «La condotta dolosa è ineccepibile» premette la Cassazione nelle motivazioni della sentenza. Tradotto, Gorini voleva proprio fare del male a Bernardi. Ma perché? «Il processo di secondo grado non lo chiarisce: voleva proprio uccidere? Nel caso, si tratta di omicidio volontario tentato». Se lo ha considerato come eventualità, invece, il reato sarebbe quello di lesioni. Così come l’obiettivo fosse solo “dare una lezione”: «In primo grado si è ritenuto che l’imputato volesse dimostrare i rischi di un incidente, in modo da farlo notare alla vittima, che dirigeva le attività di volo, e renderla più attenta alle esigenze di sicurezza».
Ora servirà un nuovo processo per mettere la parola fine a questo giallo.

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