Cerca

Il processo

«Guarda com'è ridotta la tomba di tuo figlio»: così le badanti circuivano la coppia di anziani

Due donne sono state condannate per circonvenzione d'incapace: si erano fatte intestare migliaia di euro

«Guarda com'è ridotta la tomba di tuo figlio»: così le badanti circuivano la coppia di anziani

Foto di repertorio (credit Obencem)

Le due badanti lo ripetevano spesso all'anziana di cui si occupavano: «Dei tuoi soldi puoi farne quello che vuoi, puoi spenderli come vuoi». Così lo avrebbero convinto a farsi comprare un'auto nuova e consegnare loro 40mila euro in contanti. Fino a quando i servizi sociali e il direttore della loro banca si sono accorti che qualcosa non andava: così un’italiana 41enne e un’albanese di 39 anni sono finite a processo con l'accusa di circonvenzione d’incapace. E ieri sono arrivate le condanne: la prima, Annalisa Belsito, è stata condannata a un anno e cinque mesi; la seconda, Valentina Islami, dovrà scontare un anno e dieci mesi e 200 di multa. Il giudice ha concesso le attenuanti generiche, con la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento della provvisionale.

La vittima, assistita dall’avvocato Roberto Elvo, è un’anziana signora che oggi ha 76 anni. Lei e il marito, deceduto prima che iniziasse il processo, si fidavano di quelle due badanti assunte nel 2017 passando da una cooperativa privata. Avevano affidato loro le chiavi di casa e anche il bancomat per le spese quotidiane. D'altronde avevano veramente bisogno di aiuto: genitori di due figli invalidi, quell’anno era mancato il più grande dei due. E poco dopo è morta anche la nonna. Episodi che hanno reso i due anziani ancora più fragili e facilmente "attaccabili", soprattutto da persone cui loro si erano affidate completamente.

A capire che qualcosa non andava è stato il direttore della banca, che ha notato i costanti e ingiustificati prelievi, e i servizi sociali che seguivano marito e moglie. Le badanti non si sarebbero fermate neanche dopo essere state allontanate dalla casa dei due anziani (e sostituite con altre lavoratrici, inviate questa volta dall’Asl). Avrebbero continuato a frequentare la casa nonostante il divieto di mantenere contatti: addirittura una di loro avrebbe inviato foto della tomba del figlio per far notare all'anziana madre quanto fosse trascurata. E avrebbe aggiunto un messaggio che suonava come: «Guarda, nessuno se ne cura, meno male che ci sono io».

Tutto per "spillare" più soldi possibile alla signora: tra il 2017 e il 2018, stando a quanto ricostruito dal pubblico ministero Patrizia Gambardella, le bandati si sarebbero fatte consegnare un assegno da 28 mila euro per l’acquisto di una Hyundai e 40 mila euro in contanti. Inoltre, avrebbero insistito «compulsivamente» per essere assunte con un «contratto che prevedesse la presenza congiunta in casa di entrambe». Per questi motivi la pm aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi per l'albanese e 2 anni e sei mesi per l'italiana. Invece gli avvocati difensori, Elisa Costanzo, Stefano Coppo e Giovanni Passero, avevano negato ogni responsabilità e chiesto l'assoluzione delle imputate.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.