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Il caso

«Nessun reato»: archiviata l'indagine contro l'assessore-carabiniere

Marco Porcedda era accusato di abuso d'ufficio e rivelazione di segreto istruttorio

«Nessun reato»: archiviata l'indagine contro l'assessore-carabiniere

L'indagine contro di lui era emersa subito dopo la sua nomina ad assessore comunale alla Sicurezza, lo scorso maggio: un bell'imbarazzo per un carabiniere appena "prestato" alla politica. Ora, per il «sollievo» di Marco Porcedda, quell'inchiesta è stata archiviata: l'accusa di rivelazioni di segreto istruttorio è decaduta per infondatezza della notizia di reato mentre quella di abuso d'ufficio è decaduta perché non è più previsto dalla legge come reato (dopo la promulgazione della legge Nordio, in estate).

Il giudice ha deciso così dopo richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero Giovanni Caspani. Ma di cosa era accusato il tenente carabinieri? Per capirlo, bisogna fare un passo indietro e risalire ai protagonisti principali. Cioè un importante notaio torinese e la sua ex moglie, al centro di una separazione conflittuale che coinvolge anche il loro bambino. Lei, a quanto pare, è amica di Porcedda e si confida con lui: gli racconta che il notaio va a prendere il figlio a scuola anche nei giorni in cui spetterebbe a lei (secondo quanto stabilito dal giudice).

È febbraio 2022: il carabiniere accompagna l’amica a scuola e si mette letteralmente in mezzo quando vede che il notaio sta caricando il figlio in auto sotto gli occhi della ex moglie. Non solo: una terza persona, una donna, sta filmando tutto. Minore compreso. Per questo Porcedda interviene e si qualifica con nome, cognome e grado. E, di conseguenza, è tenuto a fare una relazione di servizio su quanto accaduto. Relazione che sarebbe stata fornita alla donna. Intanto lei denuncia l’ex marito per violazione dei provvedimenti del giudice. Ma, secondo il notaio, è stato il carabiniere a commettere un reato: l’abuso di ufficio, perché si sarebbe intromesso per favorire la sua amica. Non solo, avrebbe anche commesso il reato di rivelazione del segreto istruttorio, condividendo la relazione con la donna. La quale chiederà poi di inserire quell’atto nella causa di separazione. Ma lei non avrebbe dovuto conoscerlo, come sottolineato dal notaio nella denuncia presentata a ottobre 2022 insieme al suo legale, Simona Grabbi (che è anche presidente dell’Ordine degli avvocati): «Ma la signora conosceva già il contenuto della relazione, visto che riportava semplicemente i fatti accaduti il febbraio precedente» è la tesi di Porcedda e dell’avvocato che lo assiste, Roberto Capra (altro “principe del foro” di Torino, dov’è presidente della Camera penale).

Il neo assessore ha fornito queste spiegazioni in una relazione portata all’attenzione dei magistrati che si sono occupati della vicenda. A partire dal pm Caspani, cui è affidata l’indagine su Porcedda. E che ne ha chiesto l’archiviazione: secondo il pm, il tenente colonnello non ha commesso abuso d’ufficio perché era suo dovere segnalare la presunta violazione del notaio. Per il segreto violato, invece, ha chiesto l’archiviazione per “tenuità del fatto”, considerandola insufficiente per compiere l’azione penale e mettere in piedi un processo. Nel frattempo il reato di abuso d'ufficio non esiste più mentre, per l'altra accusa, il giudice ha ritenuto che non ci fosse proprio reato: «Sono sempre stato ottimista, ora sono sollevato e contento che il giudcie abbia sposato la nostra tesi difensiva» commenta oggi l'assessore.

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