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Il processo

«O ci stai o ti licenzio»: così il titolare del ristorante violentava la cameriera

La sentenza è arrivata ieri in tribunale a Torino: «Spero che adesso sia finita, non ne potevo più»

«O ci stai o ti licenzio»: così il titolare del ristorante violentava la cameriera

Foto di repertorio

«O ci stai o ti licenzio», diceva quel ristoratore alla sua cameriera 18enne. E la obbligava a farsi toccare e a subire rapporti sessuali, anche se non completi: per questo un torinese di 58 anni, difeso dagli avvocati Alberto Metallo ed Eleonora Minò, è stato condannato ieri a 1 anno e 6 mesi di carcere. Ora la pena è sospesa con la condizionale, a patto che l’imprenditore partecipi a un corso sui reati sessuali e versi un risarcimento di 7.500 euro alla ragazza, assistita dall’avvocato Alice Novarese.

Il pubblico ministero Antonella Barbera aveva chiesto una pena molto più alta, 6 anni e 6 mesi, ma il reato è stato riqualificato come "caso di minore gravità" e la pena è stata ridotta.

La violenza sessuale risale al periodo settembre 2019-gennaio 2020, quando la 18enne lavorava in quel locale di Barriera di Milano per pagarsi gli studi universitari. Per questo avrebbe ceduto ai desideri morbosi del titolare: «Ero una ragazzina, non sapevo come reagire e sono rimasta paralizzata - aveva raccontato in aula la giovane vittima della violenza - Adesso sono più grande, mi comporterei in modo diverso».

Secondo quanto ricostruito, gli abusi sarebbero avvenuti nelle cucine del ristorante ma anche a casa dell’uomo, dove la giovane sarebbe stata attirata con l’inganno. La prima volta le chiese un «bacio» e lei si rifiutò. Lui l’afferrò per il maglione e la baciò con la forza. Un’altra volta la costrinse a spogliarsi, minacciandola di imporle un giorno di riposo e quindi di non pagarla. Una sera, «approfittando dell’assenza di altri dipendenti e della propria forza fisica», l’avrebbe molestata pesantemente, indugiando con le mani su diverse parti del corpo e costringendola a toccarlo. Altre volte avrebbe usato frasi a sfondo sessuale, anche davanti ad altri dipendenti.

Ieri dopo che il suo avvocato le ha comunicato la sentenza al telefono, la ragazza ha sorriso: «Spero che adesso sia finita, non ne potevo più».

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