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Il giallo

Il mistero del ragazzo col kalashnikov in giro per Torino: «Non posso dire chi me l'ha dato»

Un 19enne italiano lo stava trasportando in giro per Torino insieme a due amici, tutti finiti in carcere

Il mistero del ragazzo con il kalashnikov in giro per Torino: «Non posso dire chi me l'ha dato«»

Avevano recuperato quel borsone in un capannone di Scalenghe. E lo stavano portando chissà dove a Torino, con dentro un Ak-47, proiettili e un’ascia: «Me li ha affidati una persona di cui non posso fare il nome. Poi doveva dirmi lui a chi consegnarli» ha spiegato in interrogatorio il 19enne trovato con nientemeno che un kalashnikov tra le gambe. Che poi ha aggiunto: «Ho paura a dire qualcosa di più».

Quindi rimane il mistero sull’incredibile vicenda del fucile d’assalto trovato dalla polizia il 10 ottobre. E restano in carcere i tre ragazzi che gli agenti del commissariato Mirafiori hanno fermato a bordo di una Toyota Aygo: si tratta di un 19enne italiano, di un 28enne egiziano e di un 24enne di origine romena, difesi dagli avvocati Wilmer Perga e Debora Lazzaro. Che si sono rivolti al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione dei giovani, accusati di porto e detenzione di armi: i giudici hanno attribuito il primo reato solo al 19enne, visto che lui stesso ha ammesso di essere il “custode” dell’AK-47, ma hanno respinto l’istanza dei legali.

Quindi la polizia continua a indagare sul perché tre ragazzi girassero per Torino con un fucile d’assalto e perché, oltre al kalashnikov, l’italiano avesse anche dell’hashish, della cocaina e 4.940 euro in contanti. Non solo, il 24enne romeno nascondeva in casa proiettili e componenti di una pistola Beretta con matricola abrasa: «Li ho trovati nel cespuglio di un giardino, non pensavo fossero veri» si è giustificato nell’interrogatorio.

Fa effetto pensare che un ragazzo di 19 anni girasse per Torino con un kalashnikov «pronto all’uso», come lo hanno definito i giudici. Soprattutto perché si tratta di una delle armi più “famose”, potenti e diffuse del mondo: ideato dal sergente maggiore Mikhail Kalashnikov, è il fucile d’assalto più utilizzato da terroristi, guerriglieri ed eserciti ufficiali in qualunque condizione climatica (oltre che da presunti criminali). È conosciuto anche come AK-47, sigla che ne riassume le caratteristiche, la paternità e il primo anno di fabbricazione:  Avtomat Kalashnikova, 1947. Infatti quest’arma è stata adottata per la prima volta dall’Unione Sovietica subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel ‘49. Ma la sua produzione continua fino ad oggi, con circa 75 milioni di pezzi prodotti in tutto il mondo. Utilizzato da circa 80 eserciti e da gruppi armati di guerriglieri o terroristi, è considerato il perfetto connubio tra la precisione di un fucile e la potenza di fuoco di un mitragliatore: è in grado di sparare 650 colpi al minuto, permette di mitragliare senza vibrazioni e garantisce una precisione fino a una distanza di 400 metri.

Il pubblico ministero Dionigi Tibone ora sta approfondendo quanto emerso e quanto scoperto dagli investigatori, che tenevano d’occhio da tempo quei ragazzi. Ipotizzavano che fossero degli spacciatori e per questo hanno assistito al momento in cui sono arrivati con l’Aygo a Scalenghe e hanno recuperato il borsone con le armi (c’erano solo l’italiano e l’egiziano, il romeno è stato recuperato dopo). «Armi pronte all’uso», come riferito dai magistrati, che parlano di «fatto allarmante». E per questo hanno confermato la detenzione in carcere nonostante le obiezioni degli avvocati difensori, che hanno fatto notare come il caricatore fosse staccato dall’arma. Resta il fatto che il 19enne l’avesse tirato fuori dal borsone e lo avesse tra le gambe, con la canna rivolta verso l’alto, mentre il gruppo sfrecciava in auto tra corso Orbassano e corso Settembrini (proveniente dallo svincolo della tangenziale).

Cosa doveva farne? Impossibile da sapere di fronte alla reticenza dei tre indagati. In attesa di una perizia sul funzionamento dell’arma, un’ipotesi emerge dagli atti dell’inchiesta. Dove si ricorda che i tre hanno precedenti per reati violenti e in materia di armi, oltre a un arresto per detenzione di droga ai fini di spaccio: «Sono stati fermati mentre si aggiravano per la città con un’arma da guerra, elemento sintomatico di particolare pericolosità e capacità criminale, oltre che di sicuri contatti con ambienti criminali di un certo spessore».

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