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MISTERI

Dal fratello di Giusy alle gallerie di Mara: svolta nei due gialli?

Indizi e speranze per i due omicidi irrisolti da mesi: ecco su cosa indagano i carabinieri

Dal fratello di Giusy alle gallerie di Mara: svolta nei due gialli?

Due donne, tre uomini sospettati di averle uccise. E due gialli che si trascinano da mesi e mesi, uno addirittura da due anni. E che forse sono a una svolta nelle rispettive indagini, dopo che in molti avevano perso le speranze.

«Giustizia per Giusy»

E il paradosso è Angelo Arena, fratello di “Giusy la cantastorie”, la 52enne uccisa con tre colpi di pistola nelle campagne di Pratoregio (tra la sua casa di Chivasso e quella del fratello, a Montanaro). Era il 12 ottobre 2022, giorno del suo compleanno. Ma solo sabato i carabinieri si sono presentati con un avviso di garanzia in via Goito, a casa di Arena, operaio di 53 anni. Hanno perquisito l’alloggio per un’ora e poi se ne sono andati con la sua Dacia Duster e con alcuni vestiti: «Non capisco il motivo di questa cosa dopo due anni e dopo quello che ho già sofferto - ha detto Arena ai cronisti andati a suonargli a casa - Io sto male».

Appena due giorni prima, il 53enne aveva pubblicato una storia su Instagram con un video della sorella Giuseppina. E sotto la scritta “Giustizia per mia sorella Giusy”, con la parola giustizia ripetuta (in maiuscolo) per altre nove volte.

Ora è lui a essere accusato nell’inchiesta affidata ai carabinieri del Nucleo investigativo di Torino e coordinata dal pubblico ministero Alessandro Gallo della procura di Ivrea. A sei mesi dal sopralluogo nell’alloggio popolare di Giusy, quello di Angelo Arena è il primo nome iscritto nel registro degli indagati. Un’iscrizione necessaria per compiere ulteriori accertamenti sugli abiti, sui telefoni esull’auto, che Arena avrebbe lavato il giorno dell’omicidio. E la speranza degli investigatori è che ci sia ancora qualche traccia a distanza di due anni.

All’epoca avevano già analizzato le mani e le maglie del fratello della vittima all’epoca dell’omicidio: è possibile che lui sia il mandante ma non abbia sparato? Oppure indossava vestiti che lo coprivano completamente e che ha poi buttato? E che fine ha fatto l’arma del delitto? Tutte domande cui i carabinieri stanno cercando di dare una risposta. Mentre il movente, sussurrato sin dall’inizio, potrebbe essere quello di un’eredità sui 120mila euro.

A caccia nei boschi

Molto diversa la situazione dell’inchiesta di Mara Favro, per cui carabinieri e Procura di Torino indagano per omicidio e occultamento di cadavere. Della donna, 51 anni, non si sa più nulla dallo scorso 8 marzo. E della sua scomparsa sono accusati Vincenzo Milione e Cosimo Esposito, titolare ed ex pizzaiolo di “Don Ciccio”, locale di Chiomonte dove lavorava Favro.
Anche in questo caso, dopo l’infruttuosa analisi della Fiat Grande Punto usata da Esposito, sembra che ci sia stata una svolta: le squadre di carabinieri, vigili del fuoco e unità cinofile hanno cercato per una settimana intera tra i boschi, le grotte e le gallerie tra Susa e Chiomonte. Perché si ipotizza che gli assassini abbiano gettato lì il corpo.

Ma, per ora, non è emersa alcuna traccia di Mara: «Abbiamo fiducia che almeno le sue spoglie, un frammento del suo povero corpo, possano essere riconsegnate alla sua famiglia - ha dichiarato Massimiliano, l’ex compagno, al programma televisivo “Ore 14” - Purtroppo la denuncia era stata formalizzata come un allontanamento volontario e non sono state fatte richieste tempestive per acquisire dati fondamentali per le indagini».

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