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Il caso
29 Novembre 2024 - 08:00
Medico ma anche direttore sanitario in una Rsa di Recco e in carcere a Torino, dove gestiva centri di accoglienza per minori e senzatetto. E ancora operatore sociale, presidente del movimento “Stanchi di aspettare”, figlia di un magistrato e moglie di un «pezzo grosso» della Digos: Enrica Massone è tutto questo. Anzi, diceva di essere tutto questo. Ma di vero non c’era nulla: l’unico incarico reale è quello di amministratrice di sostegno per una coppia di anziani. Incaricata regolarmente dal tribunale, si intascava la loro pensione senza pagare neanche le rette della casa di riposo.
Ecco tutti i “volti” di Massone, 57enne torinese finita a processo a Imperia perché si è spacciata per medico ed è riuscita a lavorare come gettonista all’ospedale Saint Charles di Bordighera. Peccato che abbia soltanto la terza media: era l’estate del 2023 e il 22 gennaio la causa entrerà nel vivo in Liguria. Il giorno prima, però, Massone è attesa in tribunale a Torino per affrontare l’appello della causa che le è già costata una condanna a 4 anni e 3 mesi di reclusione per i reati di truffa e peculato.
I fatti contestati a Torino risalgono al 2019 ma emergono solo ora la 57enne è diventata “famosa” per le sue gesta in Liguria. Basta leggere gli atti del processo torinese per capire come Massone sia una truffatrice seriale, in grado di convincere chiunque del suo curriculum, delle sue capacità e delle sue conoscenze. Intanto è riuscita a farsi nominare da un giudice come amministratrice di sostegno di due anziani, cui ha portato via la pensione per quattro mesi: si è messa in tasca oltre 4mila euro e non ha pagato le rette della casa di riposo. Anzi, ha convinto un uomo e una donna a prendersi cura del suo anziano “assistito”, dicendo loro di essere «responsabile di un centro per minori, direttrice del movimento sociale “Stanchi di Attendere” e in contatto con giudici e avvocati». Non solo, si presentava come «sposata con un appartenente alla Digos della polizia e figlia di un magistrato di Torino».
Ma la vera molla era la promessa di un’assunzione nel dormitorio che Massone gestiva a Torino. E più persone ci sono cascate (anche se solo due hanno poi sporto denuncia): a tutti loro Massone ha parlato di stipendio e mansioni, facendoli anche incontrare in un bar. Il caso più eclatante è quello di un uomo cui era stato garantito uno stipendio di circa 3mila euro mensili: sarebbe stato assunto come dirigente e mediatore culturale in una comunità per minori, avviata grazie a circa 75mila euro ricevuti dall’Unione Europea. Ma anche lui ha assistito un anziano per una settimana senza mai essere pagato.
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