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L'INCHIESTA - liste di attesa

Una visita al cuore? Ci vuole più di un anno. A Torino la sanità è un calvario

E va ancora peggio per una visita dermatologica. Lunga l'attesa anche per chi deve fare l'esame della retina

I tempi d'attesa a Torino per un esame sono biblici: più di un anno per una visita

I tempi d'attesa a Torino per un esame sono biblici: più di un anno per una visita

Una visita cardiologica prenotata al Farinelli-Valletta a ottobre 2024, verrà eseguita dopo 242 giorni. Quasi un anno. Al poliambulatorio di corso Toscana ce ne vogliono 245 per una visita ortopedica. Serve l’esame della retina all’Oftalmico? Allora il paziente si armi di… pazienza e aspetti 305 giorni se l’ha prenotata ad ottobre. Perché passerà a ottobre, ma nel 2025. Più di un anno, per l’esattezza 416 giorni, per una visita dermatologica al Valdese. Se ne riparla nel 2026. E sono solo alcuni esempi dei tempi di attesa per gli esami in ospedali e presidi di Torino.

Solo a settembre, un piano varato dall’Asl prevede le visite anche il sabato, per ridurre tempistiche che altrimenti diventerebbero bibliche. Sedute aggiuntive di ecografia, endoscopia digestiva, Tac, risonanza magnetica, visite ginecologiche e visite pneumologiche pediatriche. Tutto nei prefestivi, per abbattere i tempi. Eppure, nei nostri ospedali le attese sono ancora infinite. Si passa nel 2025, quando non addirittura nel 2026. Non importa che il medico abbia scritto “urgente” sul foglio. Il paziente aspetterà. «In questi anni la sanità ha fatto tanto sul fronte dell’offerta, senza però concentrarsi sulla domanda», riflette Roberto Venesia, segretario regionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale.

Venesia poi sciorina dati: «Gli ultra 65enni nel 1991 in Italia erano il 15%. Nel 2031 saremo al 28%. E in Italia le persone di 65 anni per due terzi hanno due o più patologie croniche, e un quarto ha quattro patologie croniche. E la spesa sanitaria per l’80% sta andando a coprire per chi ha tre o più patologie croniche». Come fare, quindi? Forse intercettare il paziente “alla fonte” potrebbe essere un tampone alle attese infinite. «Certe malattie croniche - afferma ancora Venesia - come l’ipertensione arteriosa, il diabete, l’insufficienza respiratoria, l’insufficienza renale, vanno prevenute, diagnosticate prima e governate con controlli attivi, correggendo gli stili di vita inadeguati dei pazienti».

Ma chi li deve fare, questi esami? «Va potenziato il ruolo di filtro della medicina generale, è indispensabile che venga applicato l’accordo integrativo del 21 maggio sul lavoro di squadra tra medici di famiglia ed ex guardia medica. Ma soprattutto - conclude - è necessario che i medici di famiglia possano fare esami di primo livello come ecografie semplici, elettrocardiogrammi, spirometrie, Holter».

Se tutto andrà bene, questo accordo siglato a maggio vedrà la luce nel 2025. Ma la riforma ad oggi è recepita “a macchia di leopardo”: solo nel 60% del Piemonte entreranno in funzione le Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) per coprire le esigenze dei pazienti per l'intero giorno. Motivo? Mancano medici di famiglia. Ce ne sono 2.800, ne servono 3.400. E le liste d’attesa si gonfiano.

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