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L'INCHIESTA - liste di attesa

Un paziente su 10 rinuncia a curarsi perché prenotare un esame è difficile

In difficoltà soprattutto gli over 65. E l’assessore Riboldi pensa di reclutare gli influencer sui social

L'8% dei pazienti rinuncia alle cure (nel riquadro l'assessore regionale Riboldi)

L'8% dei pazienti rinuncia alle cure (nel riquadro l'assessore regionale Riboldi)

Oltre metà dei pazienti (il 60%) deve fare più di un tentativo per prenotare una prestazione. Ma c’è anche una parte di questi pazienti, che per fortuna è una fetta ancora piccola (pari all’8%) che a fare quella prenotazione non ci riesce e alla fine a quell’esame ci rinuncia. Succede in Piemonte nel 2024, nell’era della telemedicina, delle app e dei portali, in quella sanità 2.0 che nei prossimi due anni, grazie alla bellezza di 4,5 miliardi a disposizione, vedrà sorgere 11 nuovi ospedali, 91 case di comunità, 30 ospedali di comunità e 43 centrali operative territoriali.

Un dato, quello dei pazienti che rinunciano all’esame, emerso durante la conferenza “Sanità e comunità locali” organizzata da CittadinanzAttiva, alla presenza dell’assessore alla Sanità piemontese, Federico Riboldi. Dunque le difficoltà, per quanto riguarda il caos delle liste d’attesa, non sono solo, ad esempio, nella mancanza di medici di medicina generale o di specialisti, oppure negli stretti vincoli tuttora presenti e risalenti al tempo pandemico.

Un altro problema, oggi, è che i piemontesi la visita, anche quella urgente, non riescono proprio a prenotarsela. Per i motivi più svariati. E allora forse non basta investire nelle nuove tecnologie. Serve più informazione e comunicazione, altrimenti quel dato ancora piccolo (8%) di persone che rinunciano alla visita, potrebbe ingrossarsi. «Parleremo sui social, utilizzeremo gli influencer per sensibilizzare i più giovani», aveva preannunciato l’assessore Riboldi in riferimento a quella sanità 2.0 che il Piemonte vuole realizzare. Verrà fatto anche per risolvere il problema dei tempi d’attesa? Vedremo forse una Chiara Ferragni spiegare, magari su Instagram, come e dove prenotare un esame della retina senza dover aspettare un anno e mezzo per vederlo espletato? Non è da escludere.

Intanto però, il Piemonte ha un altro problema: quello del Fse. Un acronimo che ai più forse non vuol dire nulla, ma per la sanità è importantissimo: si tratta del Fascicolo sanitario elettronico, vale a dire quello strumento che il Servizio sanitario nazionale sta cercando di potenziare per migliorare l’assistenza al cittadino. Contiene in sicurezza i documenti sanitari del paziente e il medico può consultarli ovunque, anche in situazioni d’emergenza. Ebbene, entro il 2025 i medici di base dovranno utilizzare all’85% il Fse. Il Piemonte oggi è però all’ultimo posto tra le regioni del Nord, con il dato fermo al 25% (il 18% l’anno scorso), quando la media nazionale si attesta invece attorno al 41%.

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