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Il caso
30 Novembre 2024 - 08:00
«Non vivo con Vincenzo Simone e il suo presunto uso di un’arma contro soggetti di età minore non coinvolge in nessun modo me e la parrocchia. Anzi, se le circostanze fossero confermate, mi riservo di chiedere il risarcimento dei danni».
Così, attraverso il suo avvocato Maurizio Caldararo, monsignor Marino Basso rompe il silenzio su quanto successo all’inizio di novembre nei pressi della sua parrocchia a Pecetto. Una vicenda raccontata su queste pagine due giorni fa, su cui ora don Basso chiede di intervenire e di pubblicare una rettifica in merito.
I fatti contestati, ancora sotto indagine, risalgono ai primi giorni di novembre. E vedono coinvolti un gruppo di ragazzini e Vincenzo Simone, che vive anche lui accanto alla chiesa di Pecetto, nella vicina Villa Sacro Cuore (in un appartamento separato rispetto al parroco, che abita nella casa canonica di piazza della Parrocchia 3).
I giovani, sui 15 anni, avrebbero suonato per scherzo dove vive Simone: «Non risulta che abbiano suonato al citofono del Reverendo Marino Maria Basso - precisa l’avvocato Caldararo nella sua richiesta di rettifica - Il citofono in questione sembrerebbe essere quello del signor Vincenzo Simone, non certo quello del mio assistito. Monsignor Basso, infatti, abita da solo in un alloggio che ha addirittura un numero civico diverso da quello dell’abitazione del signor Simone». Stando a quanto ricostruito, la bravata dei ragazzini avrebbe scatenato la rabbia dell’uomo, che sarebbe sceso in strada con una pistola regolarmente detenuta. Poi si sarebbe scagliato contro i 15enni, prendendone di mira uno in particolare. Una ricostruzione che poi il ragazzino avrebbe riferito ai genitori, andati a sporgere denuncia alla stazione di Pino (competente sul territorio di Pecetto).
A quel punto i carabinieri si sono presentati a Villa Sacro Cuore, hanno denunciato Simone per il reato di minaccia aggravata e hanno sequestrato la pistola, di cui l’uomo ha regolare porto d’armi: «Ma no, era solo una scacciacani» si sarebbe difeso l’uomo con i militari. Poi, attraverso il suo avvocato Giuseppina Paragano, precisa che «non ci risultano fatti da chiarire avvenuti a inizio novembre».
Come detto nel precedente articolo, non si tratta del primo guaio giudiziario di Simone: lui, don Basso e altri tre sono indagati per concorso in furto pluriaggravato di opere d’arte.
«Questa vicenda si trova ancora in fase di indagine e per questo si chiede rispetto e cautela, tanto più in considerazione della particolare figura istituzionale che il mio Assistito riveste - continua l’avvocato Caldararo - Quanto alla vicenda principale oggetto dell’articolo, monsignor Basso e la parrocchia Santa Maria della Neve, non solo ne sono del tutto estranei ma addirittura, se la narrazione delle circostanze venisse confermata, si riservano sin d’ora di richiedere il risarcimento di ogni voce di danno che, in via diretta o indiretta, dovesse derivare loro».
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