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Le rivelazioni di Charlie Champagne

In un documento segreto depositato dal notaio, la verità su Martine Beauregard e Federica Farinella

Gli spettri del passato: il mistero senza fine delle vite spezzate di Martine e Federica

La vittima

Federica Farinella

Gli spettri del passato a volte ritornano. E uno di questi porta il nome di Martine Beauregard, 25 anni, trovata cadavere nel 1969 in un fosso nei pressi di Vinovo. Il suo cognome vero, però, era Ras, figlia del pittore Alberto Ras. Martine, userà sempre l’altro cognome, certamente più glamour e adatto per la sua professione, quella della escort. Ed è stato proprio durante l’ultimo festino che la ragazza ha trovato la morte, indotta, forse, dall’uso di droghe e al culmine di un pericoloso gioco erotico. Presenti quella sera di più di cinquant’anni fa, in una villa nelle Valli Lanzo, almeno quattro persone: un noto industriale, un imprenditore, un impresario edile, un magistrato. Almeno, perché quella notte, in quella villa, fecero capolino altre due, tre persone, compreso Carlo Campagna (conosciuto negli ambienti della “Torino di notte” di allora come Charlie Champagne) che in un primo tempo si accusò del delitto (perché tale sembrava) e poi ritrattò ogni cosa di fronte al commissario Giuseppe Montesano che ne rimase interdetto

Una “marcia indietro” favorita, forse da una “miracolosa” e misteriosa operazione finanziaria che salvò le sue attività che si trovavano sull’orlo della bancarotta. Una storia, quella di Martine, dimenticata e tornata all’onore delle cronache solo nel 2017 quando il sostituto procuratore Andrea Padalino, riaprì il caso in procura a Torino. Caso aperto, ma poi chiuso in maniera forse frettolosa, perché sulla testa del magistrato caddero accuse e guai giudiziari di altra natura (da cui ne è uscito indenne solo di recente) che lo costrinsero ad abbandonare la città della Mole e a difendersi in altri Fori. Insomma, una serie di circostanze hanno fatto si che lo spettro di Martine Beauregard-Ras tornasse nella tomba e l’industriale, l’imprenditore, l’impresario e il magistrato restassero ancora anonimi. I loro nomi, però, sarebbero scritti in un documento che si troverebbe nella cassaforte di un notaio torinese e che rappresenterebbe l’assicurazione sulla vita di Campagna. L’uomo è protagonista, non solo in questa vicenda, ma anche in un’altra che presenta forti analogie. Quella di un’altra ragazza scomparsa e poi ritrovata cadavere dopo molti anni vicino alla casa in cui viveva. 

Federica Farinella aveva 27 anni quando scomparve dal cascinale di famiglia a Chiusano d’Asti. Carlo Campagna la conosceva e se la ricorda bene. «L’avevo presa a lavorare con me. Allora avevo un’agenzia di modelle. Saranno state in tutto 300 ragazze e io le portavo in giro per i locali. Federica l’avevo portata su in collina alla discoteca Hennesy. Forse anche al Casanova. Poi un bel giorno ho aperto il giornale e lei era scomparsa». Federica era una bella ragazza, lavorava come modella, aveva sognato di sfondare in tv. Dopo alcuni provini aveva partecipato al programma Mediaset, “Bravissima”, uno dei primi talent show degli anni Novanta. Non era arrivata tra le finaliste, ma grazie al conduttore Valerio Merola, che l’aveva introdotta a Cinecittàjet set del mondo dello spettacolo. Tra mondanità ed eventi, Federica aveva vissuto il sogno romano per cinque anni. Poi era accaduto qualcosa che aveva fatto crollare quel mondo patinato dalle fondamenta. Infatti, nell’estate del 1996, la procura di Biella aveva aperto un’inchiesta che i giornali battezzeranno “Vallettopoli”. E alla fine Federica era tornata a casa: si era ritirata prima che lo scandalo del mondo dello spettacolo la potesse in qualche modo travolgere.

Il 2 settembre del 2001, aveva la pelle abbronzata dal sole dopo le vacanze nella sua Sicilia, la sera prima con il papà erano andati a mangiare la pizza. Poi un saluto in camera. Il papà, Francesco Farinella, le aveva dato la buonanotte. «Fede, ti voglio un sacco di bene». E lei aveva risposto come sempre. «Anch’io papi». Il giorno dopo, il 2 settembre 2001, nel cascinale era stato organizzato un pranzo con amici e parenti. Federica era lì un attimo prima, seduta in ciabatte, top e pantaloncini. I suoi documenti, i soldi, tutte i suoi oggetti personali erano in casa. Perfino le sigarette (ne fumava tre pacchetti al giorno). Più che di allontanamento volontario, sembrava quasi si trattasse di sequestro di persona. La sua psicologa confermò che Federica non avrebbe mai lasciato gli amati genitori, né si sarebbe fatta del male. Nelle campagne intorno al villino di famiglia gli investigatori cercano un corpo, ma di Federica non c’era traccia. Un vuoto lunghissimo. Poi, nel 2022 la certezza: Federica è morta, il suo corpo è sempre stato lì dove l’hanno cercato, nel bosco a un chilometro da casa. Il DNA conferma che i resti ritrovati per caso da un cacciatore sono proprio quelli della modella

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Federica si è uccisa. Ma il padre, che per molti anni ha guidato come presidente Penelope Piemonte ed è anche nel consiglio nazionale dell’associazione scomparsi, non si è mai dato pace. «Avrò  per sempre il dubbio - ha dichiarato di recente al settimanale “Giallo” - che l’abbiano uccisa. Quella domenica l’ho persa di vista per meno di cinque minuti, un poliziotto ha cronometrato esattamente i tempi, dopo avermi chiesto di ripetere le azioni: quattro minuti e 38 secondi. Qualcuno che conosceva, sono convinto, l’ha chiamata e l’ha portata via». E c’è un giallo nel giallo in questa storia. Durante le due settimane in cui si è lavorato al recupero dei resti, qualcuno ha raso completamente al suolo la zona nonostante fosse vietato l’accesso al terreno. Perché? A questo neppure Charlie Champagne sembra avere una risposta, come, dice di non averne per la morte di Martine

UN LIBRO CORAGGIOSO 

Lo spettro di Martine Beauregard torna attraverso un pregevole volume che ne ripercorre la vita, il giallo e i misteri. Autori di questa fatica letteraria, Livio Cepollina e Andrea Biscàro che si sono resi protagonisti di un’accurata ricostruzione storica e giornalistica, ma senza mai lasciarsi sedurre da ipotesi suggestive, ma spesso fuorvianti. «Il corpo di una giovane donna uccisa dopo essere stata barbaramente seviziata è stato rinvenuto questa mattina in un fossato ai bordi della strada che costeggia l’ippodromo di Vinovo», queste le scarne parole utilizzate all’epoca dalle agenzie di stampa. E con queste poche informazioni si apre uno dei casi più inquietanti della cronaca nera subalpina. «Martine Beauregard - spiega Cepollina - è una giovane prostituta francese che vive a Torino, conosciuta negli ambienti altolocati del piacere notturno. Le indagini languono, quando si auto incrimina un rampollo della Torino bene, per poi ritrattare. Il caso è costellato da personaggi ambigui, suicidi, lettere anonime, testimonianze fuorvianti, una Torino altra e alta che fa quadrato». Allora come oggi. «”Non esiste l’amor” - sottolinea Cepollina - è un libro che ricostruisce il caso senza escludere le voci di sottofondo e ricordando la persona di Martine, prima che venisse scaricata in un fosso assieme alla verità» che sembra nessuno voglia conoscere.  

GLI AUTORI DEL VOLUME CEPOLLINA E BISCARO CON L'AGENTE LETTERARIO CELLA

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