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la denuncia di save the children
05 Dicembre 2024 - 07:31
In Piemonte un bambino su quattro vive in povertà. E non sono solo gli stranieri
In Piemonte, un minore su 4 vive in condizioni di povertà relativa. A certificarlo, nel suo ultimo “Atlante dell’Infanzia (a rischio)”, è Save the Children, una delle più grandi Ong del mondo che opera in 116 paesi con una rete di 30 organizzazioni nazionali e una struttura internazionale.
Nel suo Atlante, dedicato in particolare ai primi anni di vita, l’organizzazione « sottolinea la necessità di un cambiamento radicale delle politiche pubbliche per sanare le troppe disuguaglianze» analizzando fattori come povertà, aiuti pubblici, condizioni di vita, servizi educativi. E, per fare un quadro della situazione in Italia, parte dall’analisi dalla natalità che, nel 2023, ha conosciuto un nuovo record negativo. In Italia infatti sono nati meno di 380mila bambini, 25.039 dei quali in Piemonte che detiene di gran lunga il primato per la regione con il maggior numero di Comuni in cui non vivono bambini sotto i 3 anni di età (34 sui 72 totali in Italia), seguita da Lombardia (10 comuni) e Abruzzo (8). L’allarme più urgente, ovviamente, è quello per le condizioni economiche: «La povertà continua a colpire i minori, i più piccoli in particolare: il 13,4% delle bambine e dei bambini tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta e circa 200mila bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (8,5% del totale) vivono in povertà alimentare, ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni». Un dato, quest’ultimo, che al nord in appena due anni è passato dal 3,5% al 6,1%. «Quasi un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata in inverno».
In Piemonte il 22,3% dei minori di 18 anni vive in povertà relativa (si definisce povera una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o uguale alla spesa media per consumi pro-capite. La soglia viene ricalcolata con coefficienti correttivi in base al numero dei componenti della famiglia). Un dato in linea con la media nazionale del 22,2% che è però pesantemente influenzata dai numeri delle regioni meridionali, quasi tutte sopra al 30%. Questo significa che quello piemontese è uno dei dati più alti del nord e del centro Italia.
Alcuni dei motivi li spiega la sociologa Chiara Saraceno: «Al Nord la situazione, in particolare per i minorenni, sta peggiorando perché oltre alla forte presenza di famiglie di origine straniera che sappiamo essere le più povere, l’aumentato costo della vita, in particolare dell’abitazione, spinge ai margini e talvolta espelle dalla città i nuclei più fragili, anche di italiani. La povertà non incide solo sulle famiglie dove nessun adulto è occupato. Numericamente la maggioranza dei poveri si trova nelle famiglie di occupati. C’è un problema di bassi salari e di precarietà, di part-time involontario. Se in famiglia c’è un unico percettore di reddito, l’arrivo di un figlio rompe il fragile equilibrio su cui si basava il bilancio familiare».
Negli ultimi anni le famiglie si sono dovute confrontare anche con aumenti rilevanti dei prezzi di alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia. Dal 2019 al 2023, infatti, su base nazionale la spesa per prodotti alimentari per la prima infanzia (latte e pappe) è salita del 19,1% mentre il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%. E proprio sul fronte dei servizi educativi le famiglie incontrano molte difficoltà. «Oggi meno di un bambino su tre dagli zero ai due anni trova posto in un asilo nido, un servizio fondamentale per combattere le disuguaglianze, con forti disparità territoriali. In Piemonte la percentuale della copertura attuale è del 32,7%». Un dato, quest’ultimo, che nel 2026, conclusi gli investimenti del Pnrr, dovrebbe salire al 40,7% (il 41,8% in provincia di Torino).
C’è poi il capitolo salute. Se la carenza di pediatri nella nostra regione è cosa ormai risaputa (mediamente ogni pediatra in Piemonte si deve prendere cura addirittura di 1.281 bambini, dato ben superiore alla media nazionale), quello che stupisce è anche il numero basso di posti letto nelle terapie intensive pediatriche che, secondo Save the Children, in Piemonte sono appena 15. A fare da contraltare, la grande fiducia delle mamme nelle nostra sanità: ben il 99,8% dei parti (contro una media nazionale dell’89%) infatti avviene in ospedali pubblici.
«Troppi genitori oggi in Italia affrontano la nascita di un bambino in solitudine, senza poter contare su adeguate reti di sostegno. Il supporto alla prima infanzia è un obiettivo da mettere al centro di tutte le scelte della politica: nel campo della salute come in quello dei servizi educativi; nel contrasto alla povertà così come nella tutela dell’ambiente - conclude Claudio Tesauro, presidente di Save the Children - Con Save the Children siamo impegnati da anni sul territorio al fianco dei genitori e dei loro bambini, in rete con i servizi e le associazioni, e ogni giorno tocchiamo con mano l’importanza di una rete di cura per accompagnare ogni bambino nei suoi primi passi. È necessario salvaguardare e rafforzare questa rete, sapendo che quello sulla prima infanzia è l’investimento fondamentale per il presente e per il futuro del nostro Paese».
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