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Il colloquio

Barriera di Milano, il prefetto difende esercito e polizia: «I militari non sono statuine»

Intervista a Donato Giovanni Cafagna, che replica alle critiche dei residenti e promette ascolto e nuovi interventi

Barriera di Milano, il prefetto difende esercito e polizia: «I militari non sono statuine»

Abitanti e commercianti di Barriera di Milano dicono che i soldati sono «statuine». E lanciano appelli al prefetto perché intervenga sul quartiere, un «inferno nella morsa della droga». E lui cosa risponde? «I militari fanno anche vigilanza mobile a supporto delle forze dell’ordine - replica il prefetto Donato Giovanni Cafagna - Forse la gente non se ne accorge e si è assuefatta alla loro presenza. Il nostro compito è far sì che ciò non accada e ascoltare tutte le segnalazioni, dando delle priorità. Infatti stiamo cercando di intervenire nelle zone più delicate, a Barriera di Milano come in altri quartieri».

Lei è arrivato a Torino il 2 ottobre 2023 e a gennaio ha “portato” l’esercito in Barriera. Che bilancio fa dopo quasi un anno?

«I militari sono impiegati con modalità definite a livello centrale, noi abbiamo sperimentato sia vigilanze fisse sia mobili. Forse la gente non li vede ma si spostano in pattugliamenti con le forze dell’ordine. Cui competono le operazioni di polizia, cioè fermi e arresti: i militari possono essere solo di supporto e in questi mesi hanno dimostrato la loro utilità, anche se non viene colta da tutti. Io credo che stiano dando un contributo importante».

Intanto i soldati sono stati “sparpagliati” anche in altri quartieri.

«Oltre a Barriera, perlustrano San Salvario e le strade intorno alla stazione di Porta Nuova, rinforzando l’attività di repressione che viene svolta dalle forze dell’ordine».

Tanti cittadini hanno applaudito, almeno all’inizio. Ora dicono che i soldati sono inutili e che hanno solo spostato i problemi.

«È evidente che, a fronte di un maggiore controllo, i fenomeni criminali si spostano. Noi continuiamo a monitorare, anche alla luce di cosa potrebbe succedere con il periodo natalizio. E verifichiamo se l’esercito serva in altre aree della città».

Dove, per esempio?

«Ne stiamo discutendo nel Comitato per l’ordine e la sicurezza, valutando delle strategie dinamiche».

Forse bisogna anche ascoltare gli appelli dei torinesi. Da largo Giulio Cesare dicono di averle inviato degli esposti e di non aver ricevuto risposta.

«Strano, noi diamo sempre risposta agli esposti ed esaminiamo tutte le segnalazioni, anche se poi si danno delle priorità. Una decina di giorni fa ho incontrato i residenti di piazza Bengasi, in un’ottica di confronto che ha permesso di organizzare molte operazioni straordinarie ad “Alto impatto”. Cercherò di recuperare anche le richieste specifiche di largo Giulio Cesare».

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