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La sentenza
18 Dicembre 2024 - 16:31
Stamattina la Corte d’appello di Torino ha condannato, a un anno e otto mesi di reclusione, l’imprenditore Stephan Schmidheiny, proprietario e amministratore della Eternit: il 77enne svizzero, accusato di omicidio colposo, era imputato per la morte di un ex dipendente della Saca di Cavagnolo (azienda controllata dal gruppo Eternit, fallita nei primi anni Ottanta).
Giulio Testore aveva lavorato in quello stabilimento dal 1955 al 1982 ed era deceduto nel 2008 a causa dell’asbestosi, provocata dall’esposizione all’amianto. Si tratta, infatti, di una malattia professionale che spesso si verifica per l’esposizione alle fibre di amianto durante i turni di lavoro. Anche se risultano casi di vittime fra chi viveva nei pressi delle aziende: secondo l'accusa, era il caso di Rita Rondano, contadina che lavorava nei campi che a volte venivano irrigati con le acque di scolo dello stabilimento di Cavagnolo, attraversati da strade poderali ricoperte di polvere d’amianto provenienti dall’azienda. Vittima collaterale di questa peste che tutto ha avvolto, tra Chivasso e il Monferrato: per questo, in primo grado, Schmidheiny era stato condannato a 4 anni di carcere per omicidio colposo plurimo. Una pena ridotta a 1 anno e 8 mesi nel primo processo d'appello, dove la Corte non aveva riconosciuto la responsabilità dell'imprenditore svizzero nella morte della signora Rondano, avvenuta il 15 luglio 2012 di mesotelioma.
Poi, a maggio, la Cassazione aveva annullato la sentenza di secondo grado chiedendo alla Corte d’Appello di Torino di motivare “rispetto alla rilevanza causale” dell’esposizione all’amianto “negli anni 76-82”, cioè gli ultimi anni di lavoro in fabbrica di Testore, che all'epoca era addetto alla mescola. Adesso è arrivata la nuova condanna, per la soddisfazione degli avvocati di parte civile e di Afeva (Associazione familiari e vittime amianto). Anche se il reato si prescriverà ad aprile 2025.
A gennaio Schmidheiny tornerà a processo per le ultime udienze del processo principale legato all'Eternit, in cui è accusato dei 392 morti di Casale Monferrato.
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