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L'allarme dei familiari delle vittime

Amianto, una bomba pronta a esplodere: bonificato solo 1 sito su 5. E i morti sono 5mila

Appello alla Regione: «Usi i soldi destinati al recupero»

Pericolo amianto

Oltre 5mila decessi dal 1990 a oggi, 300 nuove diagnosi di tumore ogni anno, il secondo posto dopo la Lombardia per numero di vittime: dati alla mano, le conseguenze dell’amianto in Piemonte fanno paura. Eppure i siti bonificati sono solo 10mila su 49mila, quindi poco più 1 su 5: «Numeri impressionanti» sintetizza Silvio Magliano (Moderati) dopo la Commissione Sanità della Regione cui hanno partecipato i referenti dell’associazione Familiari vittime dell’amianto di Casale Monferrato (Alessandria).

Una strage lunga decenni

La presidente e i cofondatori dell’associazione, Giuliana Busto, Bruno Pesce e Nicola Pondrano, hanno riportato proprio i dati di un fenomeno che molti, in Piemonte, sembrano aver dimenticato.
Eppure, al di là dei numeri, basta ricordare le storie di queste persone. O i dibattiti nelle aule giudiziarie, dal caso riemerso recentemente per le Ogr al più celebre processo Eternit di Cavagnolo, per cui l’ex amministratore Stephan Schmidheiny è stato condannato in appello a 1 anno e 8 mesi (lo scorso febbraio).

Una minima parte del problema, a leggere i dati forniti dal Ministero per l’Ambiente: i siti contaminati da amianto in Piemonte sarebbero 49mila, di cui 10mila già bonificati. Anche se Magliano parla di «almeno 65mila ma, verosimilmente, molti di più». Di certo «bisogna fare di più», come sottolineano anche altri consiglieri regionali di opposizione, da Francesca Frediani (Unione popolare) a Domenico Ravetti (Pd).

L’appello più forte resta quello dei familiari delle vittime, che in Commissione Sanità hanno chiesto «una collaborazione più stretta con le istituzioni che compongono il Comitato strategico amianto, di cui fanno parte anche gli assessori regionali alla Sanità e alla Difesa del suolo». Obiettivo, fermare la strage di chi ha lavorato o vissuto intorno a quei siti: «Un dato particolarmente preoccupante è quello delle morti, che vede il Piemonte secondo di questa triste classifica» proseguono Busto, Pondrano e Pesce.

Le critiche delle opposizioni

«Nell’incontro i familiari delle vittime hanno sottolineato la necessità di accelerare le bonifiche sia nei siti pubblici che in quelli privati, usando le tante risorse accantonate ma non utilizzate per eliminare l’amianto - esordisce Domenico Ravetti (Pd) - Il fondo milionario destinato alla ricerca contro il mesotelioma, frutto della battaglia legale sull’ex Eternit, parrebbe non più utilizzato. E serve un nuovo Piano regionale amianto, visto che il precedente è scaduto nel 2020».
Giorgio Bertola (Europa Verde) concorda con il collega e sentenzia: «La giunta Cirio dorme: un nuovo piano è fondamentale soprattutto per proseguire la mappatura e per rimuovere i manufatti contenenti amianto, in particolare negli edifici privati. Ma non è l’unica negligenza della Giunta regionale: all’ultima riunione del Comitato Strategico Amianto, nato per gestire le problematiche sanitarie, ambientali e di ricerca, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi era assente e l’assessore all'Ambiente Matteo Marnati si è collegato dalla macchina per pochi minuti». Magliano (Moderati) chiede che «si torni a convocare il Tavolo strategico con la partecipazione attiva e costante degli assessori». Quindi Bertola aggiunge: «I familiari delle vittime vogliono sapere come la Regione intende usare i 20 milioni di euro dei fondi nazionali stanziati nel 2015 in favore dei siti di Casale Monferrato e dell’ex amiantifera di Balangero».

L'amiantifera di Balangero


La consigliera regionale Francesca Frediani (Unione popolare) parla di «atteggiamento inerte da parte della Giunta», tanto da chiedere più risorse per ricerca e bonifica con un emendamento al bilancio di previsione della Regione. E ricorda come «i progetti di ricerca siano sospesi per mancanza di un coordinatore scientifico: i tragici eventi del passato devono siano un impulso all’azione».
Conclude Magliano: «Negli ultimi anni, complice la pandemia, il problema sia stato trascurato: eppure 5mila persone hanno perso la vita per mesotelioma pleurico, la forma tumorale più diffusa tra quelle legate all’amianto. Bisogna completare la bonifica dei siti contaminati e recuperare il rapporto tra politica e associazioni. In Piemonte, solo un sito contaminato dall’amianto su cinque in Piemonte è stato bonificato, nonostante ci siano le risorse economiche per gli interventi».

I soldi del Pnrr per i siti orfani

Dal canto suo, la Giunta regionale punta su quasi 37 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per il risanamento di 12 edifici sparsi per il Piemonte. Merito di un accordo firmato con il Ministero dell’Ambiente e con i Comuni coinvolti, necessario per ottenere i finanziamenti necessari per la bonifica dei cosiddetti “siti orfani”.

L'ex Altissimo di Moncalieri, uno dei 12 "siti orfani" che verranno bonificati con i fondi del Pnrr


I siti orfani sono ex fabbriche o terreni contaminati (anche solo potenzialmente) per cui non è stato possibile individuare i responsabili della contaminazione. Oppure, se individuati, non hanno provveduto ad avviare o concludere gli interventi previsti.
A livello nazionale il Pnrr mette a disposizione 500 milioni di euro per interventi che recuperino almeno il 70% della superficie di queste aree. A patto che i lavori siano terminati entro il primo semestre del 2026 e che consentano una bonifica e riqualificazione del 70% minimo della superficie di suolo.
Dopo i 7 milioni di euro stanziati nel 2020 per i primi 16 siti piemontesi, ora ne sono stati stanziati 36 milioni e 676 mila per mettere in sicurezza altri 12 siti, di cui 7 fra Torino e provincia: 14 milioni e 958 mila per 122.600 metri quadri a Basse di Stura, tra l’ex Cimi Montubi e l’altopiano Deltasider; 5 milioni e 337mila per l’ex Oma di Rivalta; 1 milione e 477mila sull’ex Altissimo di Moncalieri; 3 milioni e 214mila nell’area Cantababbio Mezzaluna di Settimo Torinese; 3 milioni e 891mila per l’ex Interchim e 391mila per il sito di strada Crotti, entrambi a Ciriè.

«Con l’arrivo di questi fondi - commenta l’assessore regionale all’ambiente, Matteo Marnati - proseguiamo con l’opera di bonifica di siti abbandonati da tempo con interventi di vera e propria rigenerazione del suolo. Un’operazione storica e probabilmente un’occasione unica per restituire queste zone alla fruizione di cittadini, imprese e comuni». Anche se i quasi 37 milioni permetteranno “solo” la bonifica delle aree e serviranno altri investimenti per consentirne l’utilizzo, come lascia intendere Marnati.

L'assessore regionale Matteo Marnati (a destra) con il ministro dell'ambiente, Gilberto Pichetto Fratin

«Auspico che una volta bonificate, queste aree possano tornare a vivere attraverso nuove e sostenibili aree industriali o progetti che possano aiutarci a migliorare l’ambiente, ad esempio la produzione di energia da fonti rinnovabili».

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