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Medicina territoriale, le Asl non sono ancora pronte, tutto rimandato

Pochi medici di famiglia e non ci sono strutture

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Medici di famiglia

Meglio da soli, specie se la compagnia è insufficiente e mal assortita, come si prospetta ormai lungo tutto il territorio nazionale per quel tanto atteso sistema della medicina territoriale che sono le Aft, ossia le aggregazioni funzionali territoriali. Queste sono state concepite ormai un decennio fa, con l’intento di riunire i medici di famiglia in un’area geografica specifica per offrire una maggiore copertura dei servizi ai pazienti. Tuttavia, salvo rarissime eccezioni, questo progetto è rimasto uno dei tanti piani mai realizzati. «Un modello organizzativo che consentirà di valorizzare l’attività clinica del medico di medicina generale con una riduzione del carico burocratico che oggi è estremamente opprimente», così le presentava come imminenti il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’autunno del 2023.

Tuttavia, a un anno di distanza, non si registrano progressi significativi. E ciò non sorprende, dato che l’ostacolo principale, rappresentato dalla carenza di medici di medicina generale, persiste ovunque, molto al di sotto della soglia minima richiesta per formare le aggregazioni. Un’ulteriore conferma delle enormi difficoltà nel rispettare la legge, che nella sua ultima versione prevede l’obbligo di istituire le Aft entro il prossimo anno, proviene dal Piemonte. Gli uffici della sanità regionale avevano richiesto a tutte le Asl un quadro aggiornato della situazione, e dalle risposte pervenute al grattacielo del Lingotto emerge un quadro tutt’altro che incoraggiante. Nessuna azienda sanitaria risulta pronta a implementare questa riforma, nel migliore dei casi affrontando un percorso estremamente complesso dove i benefici dell’innovazione potrebbero essere significativamente inferiori agli svantaggi.

Il protocollo che formalmente dovrebbe essere attuato dal primo gennaio, firmato dalla Regione con i sindacati, aveva già visto una divisione tra questi ultimi a causa delle difficoltà derivanti dall’insufficiente numero di medici di famiglia per garantire la funzionalità delle strutture, che insieme alla guardia medica, dovrebbero assicurare una copertura h24 per tutti gli assistiti. Se la Fimmg ha spinto per la costituzione dei gruppi di medici, a frenare e a invitare alla prudenza sono stati, e continuano ad essere, gli altri due sindacati presenti al tavolo. «Siamo favorevoli alle Aft», aveva dichiarato durante il confronto Antonio Barillà, responsabile dello Smi regionale, «ma vanno costruite adeguatamente. Non si possono creare strutture, ricevere finanziamenti e poi non garantire i servizi, esponendo a rischio non solo i pazienti, ma anche i medici stessi».

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