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La sentenza
20 Dicembre 2024 - 08:44
«Tu sei marocchino ma noi siamo calabresi». Così la ‘ndrangheta si è infiltrata al Caat, i cosiddetti “mercati generali” di Grugliasco: le cosche erano riuscite a impossessarsi delle società che vendevano frutta e verdura senza far figurare che in realtà, a comandare tutto, era Francesco Napoli, boss che decenni è stato ai vertici della cosche (nel frattempo deceduto). Fino a quando Procura e guardia di finanza hanno notato quei “tentacoli” in mezzo a frutta e verdure: ne è nata un’inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Paolo Toso e Francesco Saverio Pelosi, che ieri mattina ha portato a sei condanne e tre patteggiamenti, cui si aggiungono cinque rinvii a giudizio. E fra quelli che hanno patteggiato, per un filone slegato dalla criminalità organizzata, c’è anche Enzo Liardo, consigliere comunale in carica per Fratelli d’Italia e attuale vice presidente della commissione Legalità a Palazzo di Città: per lui la pena è di 1 anno e 8 mesi.
Il politico era stato rinviato a giudizio per i reati di peculato, interruzione di pubblico servizio e istigazione alla corruzione: tra il 2020 e il 2021 si era fatto consegnare gratuitamente da una funzionaria dell’ufficio anagrafe del Comune due cd-rom con le liste degli elettori, in modo da poterli in vista delle elezioni comunali. Invece avrebbe dovuto pagare un’imposta di 2.767,11 euro l’uno. Inoltre si sarebbe procurato, “saltando la fila” grazie all’intervento di tre altri dipendenti comunali, almeno 50 tessere elettorali. Tra le persone offese figura il Comune di Torino, che non si è costituito parte civile perché Liardo ha pagato il dovuto per i due cd-rom (più una cifra ulteriore come risarcimento).
Sulla vicenda Liardo promette di fornire la sua versione dei fatti in una conferenza stampa, salvo ribadire ancora una volta che lui non c’entra nulla con la ‘ndrangheta. Che, stando a quanto emerso dall’inchiesta, comandava nei mercati generali di Grugliasco: per questo, nel processo celebrato con il rito abbreviato, sono arrivate le condanne per Domenico Albanese (7 anni e 8 mesi), Vincenzo Albanese (6 anni e 10 mesi), Carmine Forciniti (7 anni, 8 mesi e 20 giorni), Giuseppe Benvenuto (3 anni e 8 mesi), Carlo Galuppi (1 anno e 8 mesi), Fabio Procopio (8 mesi). Oltre a Liardo, hanno patteggiato la pena Fabio Losito (1 anno) e Pietro Alfè (1 anno e 6 mesi).
Il giudice per l’udienza preliminare ha riconosciuto l’aggravante mafiosa per l’estorsione ai titolari dei banchi del Caat e per l’intestazione fittizia di due società, oltre alla la bancarotta fraudolenta e il falso in bilancio delle società degli Albanese e di Forciniti.
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