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IL COLLOQUIO

Liardo ora si difende: «Non c’entro nulla con gli ‘Ndraghetisti»

Anche il consigliere “campione di preferenze” di Fratelli d’Italia finisce nell’occhio del ciclone

Enzo Liardo

Enzo Liardo

«Io con massoni e ‘ndranghetisti non c’entro nulla». Si dice «esterrefatto» il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Enzo Liardo, nel vedere il suo nome accostato a quello della mala vita organizzata. Liardo è infatti oggetto di un procedimento giudiziario, ma non gli è stata formulata alcuna ipotesi di reato che riguardi l‘Ndrangheta o la massoneria. Meno che meno, ci sarebbero legami con l’indagine sugli appalti della Torino-Bardonecchia di cui si parla con insistenza da giorni e che vede tra i principali indagati il “ras delle tessere” Salvatore Gallo.


Il nome del consigliere di Fratelli d’Italia appare invece nelle carte dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia che sta approfondendo il rapporto tra il massone Saverio Dellipaoli (candidato dell’Udc») e il boss Francesco Napoli, deceduto durante il periodo delle indagini. Dellipaoli è stato indagato dai pubblici ministeri Paolo Toso e Francesco Pelosi per il presunto favoreggiamento del boss in una serie di truffe relative ai fondi Covid. Si è anche ipotizzato che abbia offerto e garantito supporto elettorale nelle ultime elezioni comunali di Torino del 2021 al poi eletto consigliere Enzo Liardo. Secondo gli inquirenti, Dellipaoli avrebbe cercato voti in favore di Liardo.

«Il nome di Liardo è finito casualmente all’interno dell’indagine che riguarda gli ‘ndranghetisti, per un contatto, tra i tanti, avuto durante la campagna elettorale» spiegano i legali del consigliere. Ma i temi per cui risulta indagato sono di ben altra natura. Nel dettaglio, i capi di imputazione sono due: peculato e interruzione di pubblico servizio.



Facciamo dunque un passo indietro. Durante la campagna elettorale è possibile per qualsiasi cittadino chiedere le “liste degli elettori” a fronte di un pagamento stabilito dal Comune. A seconda delle finalità si deve pagare l’accesso agli atti. Il Regolamento comunale in questo caso non sembra chiaro, ma la cifra dovrebbe andare dai 1.500 ai 2.700 euro. Liardo questa cifra non l’ha mai pagata. E di questo dovrà rispondere davanti al giudice.

Per quanto riguarda invece l’accusa di “interruzione di pubblico servizio”, si tratta di una serie di pratiche anagrafiche che sarebbero state «sollecitate» da Liardo al fine di poter far avere il certificato elettorale ad alcune persone «che ne avevano diritto». In questo caso, il procedimento riguarderebbe anche due impiegati dell’anagrafe centrale di Torino. Il consigliere di Fratelli d’Italia è assistito dagli avvocati Lorenzo Imperato e Silvana Fantini (che pure nulla, è bene precisarlo, ha a che vedere con il Fantini indagato nell’inchiesta Echidna).

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