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L'omicidio-suicidio
15 Gennaio 2025 - 07:20
Dopo la morte della moglie, Emilio Martini aveva iniziato una nuova relazione con Maria Porunbescu, per tutti Liliana: lui, ex macellaio classe 1939, e lei, badante di quasi 30 anni in meno, vivevano insieme in un appartamento al quinto e ultimo piano del condominio di via Po 8. Fino a Capodanno, quando i due si sono lasciati dopo una lunga relazione fatta di alti e bassi. Un addio che, forse, l’85enne ex macellaio non è riuscito a sopportare: per questo ieri pomeriggio ha impugnato uno dei suoi fucili da caccia e ha sparato alla donna, uccidendola. Poi ha puntato l’arma contro di sé: i vigili del fuoco li hanno trovati entrambi riversi sul pavimento, senza vita. «Fa male pensare che sia successo un altro femminicidio nella nostra città, a poco più di un anno da un altro» commenta Alessandro Errigo, sindaco di Rivoli arrivato in via Po in serata.
Il riferimento è al caso di Annalisa D’Auria, la 32enne uccisa il 28 ottobre 2023 dal compagno Agostino Annunziata, che poi si era tolto la vita sul luogo di lavoro, gettandosi da un silos. Una doppia tragedia simile a quella avvenuta ieri, con un uomo che ha ucciso la donna che diceva di amare. Ed è la terza nel giro di poche settimane in provincia di Torino.
Su quanto successo ieri sono ancora in corso le indagini dei carabinieri della Compagnia di Rivoli e della Sezione investigazioni Scientifiche (Sis), arrivati in via Po dopo la chiamata di vigili del fuoco e polizia municipale. La tragedia risalirebbe intorno alle 14.30, quando i vicini hanno sentito un tonfo cui inizialmente non hanno dato peso. Poi, intorno alle 18, un residente è sceso per salire a bordo della sua Fiat Panda parcheggiata sotto il palazzo. E ha trovato il parabrezza pieno di schegge di vetro. Ha alzato lo sguardo e ha visto una finestra rotta al quinto piano: per questo ha chiamato il 112 e sono arrivati i pompieri, che poi sono entrati nell’appartamento di Martini e Porunbescu passando dal balcone accanto. E hanno trovato i due corpi sul pavimento tra l’ingresso e la camera da letto.
Saranno le indagini, coordinate dal pubblico ministero Valentina Sellaroli, e l’autopsia a chiarire nel dettaglio come sono morti i due. Ma pare certo che l’85enne abbia sparato alla donna e a se stesso con un fucile da caccia, uno dei tre che deteneva regolarmente (insieme a una pistola). E, a causa del colpo, si è rotto uno dei vetri che affacciano sulla strada: «Quindi avevamo un vicino di casa con il fucile da caccia? - commenta una signora mentre rientra nel palazzo - Incredibile, queste sono storie che si sentono solo al telegiornale».
È da capire anche cosa abbia fatto scattare la rabbia dell’anziano, conosciuto nel quartiere Cascine Vica di Rivoli perché viveva lì da decenni. Appassionato di caccia, prima di andare in pensione aveva gestito una macelleria e anche un bar tabaccheria nella vicina via Sestriere. Aveva una figlia, arrivata in serata in via Po insieme agli altri parenti stretti della coppia. Tutti chiusi nel loro dolore, fra lacrime e abbracci: «Ci eravamo visti sabato e avevamo chiacchierato a lungo - racconta Giuseppe Di Biase, titolare di una pasticceria che abita a due passi e conosceva Martini da una vita - Lui ricordava tutto e tutti, aveva un carattere forte ma era ancora molto brillante: quando parlava, valeva la pena restare ad ascoltarlo. Lei la conoscevo meno: era molto riservata ma sempre gentilissima. Non parlava tanto».
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