l'editoriale
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intervista esclusiva
17 Gennaio 2025 - 05:30
Luca Milione, gestore della pizzeria "Don Ciccio" di Chiomonte, e Mara Favro, la cameriera scomparsa
«Non ho ucciso io Mara Favro». Luca Milione continua ad affermare la sua estraneità ai fatti che riguardano la scomparsa di Mara Favro, la donna di 51 anni di Susa di cui si sono perse le tracce nella notte dello scorso 8 marzo. Della sua scomparsa si sono occupati a lungo media nazionali, televisioni e giornali. E sotto indagine c'è finito lui, il gestore della pizzeria Don Ciccio di Chiomonte dove Mara ha lavorato per otto giorni, compresa la sera in cui poi ha fatto perdere le sue tracce. Sono passati 10 mesi da quella notte e Milione ha scelto di raccontare la sua verità, quella che sostiene sia stata "insabbiata" ai più.
Partendo dall'inizio, Luca Milione racconta di aver conosciuto Mara grazie a un amico comune: la pizzeria in quel periodo lavorava forte e loro avevano urgentemente bisogno di personale. «Mara era instancabile: lavorava sodo, non si fermava un attimo. Aveva un atteggiamento spesso sommesso verso i clienti. Era una donna molto sola: non aveva rapporti con la famiglia, aveva una figlia che era in affidamento all'ex compagno, un uomo che lei sentiva per parlare proprio della piccola, ma ogni volta in cui staccava il telefono erano poi imprecazioni», racconta Luca.
«La notte in cui è scomparsa avevamo finito di lavorare molto tardi. Lei è uscita con Cosimo, il pizzaiolo. Cosimo, che in quel periodo aveva la macchina ma non ha mai conseguito la patente - dice Milione - doveva accompagnarla a casa. E Mara a fine turno mi aveva chiesto 200 euro. Io la pagavo ogni fine serata, quindi per me non c'erano problemi. Mi disse che le servivano per sistemare la macchina che era dal meccanico». Ma poco dopo essere uscita dal locale, quando era già in auto con Cosimo, Mara si accorge di avere lasciato nel cassetto sotto la cassa le chiavi di casa e le sigarette e chiama Luca. «Mara mi ha detto che Cosimo l'avrebbe lasciata all'Excalibur (locale a Susa che dista 6 chilometri dalla pizzeria, ndr) e che da lì lei avrebbe attraversato la strada, dirigendosi verso il benzinaio spesso frequentato da camionisti, alla ricerca di un passaggio in cambio di un rapporto orale». Scherzava? «Mara era una persona che parlava abitualmente delle sue abitudini sessuali. Era una donna che spesso raccontava delle sue avventure sessuali e di quelle che erano le sue abitudini lo sapevano tutti, ma nessuno ne parla, solo il vostro giornale ha scritto che si trovava su siti di escort e vi siete presi una denuncia, a dire la verità. Ecco come stanno le cose». Così Mara quella sera trova un passaggio. «Scende da un camion bianco, con targa polacche. Era tardi, e le chiedo se voleva fermarsi a dormire al piano di sopra, dove ci sono delle stanze di pernotto. Ma lei mi risponde che ha da fare, deve incontrare un uomo di Cuneo, lei dice un poliziotto, va a capire se vero. Ed esce. E da lì non l'ho più vista, nonostante poche ore prima le avessi comunicato che volevo assumerla con un contratto a tempo indeterminato: Mara desiderava tanto essere messa in regola e io ammetto che fino a quella sera l'avevo tenuta 'in nero"». E quelle sono le ultime parole di Mara. «Due giorni dopo il maresciallo dei carabinieri di Susa viene a chiedermi se sapessi qualcosa, Mara era sparita nei radar. Ho invitato il maresciallo a visionare le telecamere, sono una persona con precedenti e sotto sorveglianza. Verso di me i pregiudizi abbondano».
E qui Milione si sfoga: «Ho passato oltre 17 anni in carcere. Ho pagato il mio debito. Sono stato bersagliato dalla stampa, dai giornalisti che per settimane si sono appostati qui davanti. Sono indagato, sì, ma nessuno spiega il perchè: era l'unico modo per mettere un perito sulla macchina, quella Punto rossa dove è salita Mara, con Cosimo, l'unica maniera per dimostrare che non sono mai salito su quell'auto», afferma. «Mia moglie non ha retto la pressione mediatica e se n'è andata. Ho quattro figlie, la più grande ha 22 anni e le più piccole due anni e mezzo. Della tempesta mediatica che ha investito la mia famiglia non se n'è preoccupato nessuno. Un giorno le mie bambine leggeranno che il padre ha messo la Favro nel forno. La pizzeria è sempre vuota, mi trattano tutti come se fossi stato condannato. Sono innocente. Non so dove sia Mara. E la sua famiglia non se n'è preoccupata fino a luglio, solo dopo che il caso è diventato mediatico. Mara aveva confidato a mio padre di avere un'assicurazione sulla vita. Mara, la notte in cui è rimasta a piedi non ha mica pensato di chiamare i suoi, di chiamare il suo ex. A nessuno, di lei, è mai importato nulla, ma nessuno ha il coraggio di dirlo».
Come un fiume in piena, Luca si sfoga. E ha gli occhi lucidi quando gli chiediamo cosa vorrebbe dire alle sue figlie, tra dieci anni, nella remota ipotesi in cui non possa farlo di persona. Perché Luca è malato: «Il mio cuore non regge più, non so se ci sarò tra dieci anni. Alle mie figlie vorrei dire che devono ragionare con la loro testa, di non ascoltare cosa dice la gente. E che le amo, le amo più di ogni altra cosa».
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