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L'inchiesta
19 Gennaio 2025 - 07:00
Conti che non tornano, con stanziamenti supplementari per coprire la mancanza di medici sulle ambulanze. E i soccorritori del 118, intanto, sono senza divise invernali. E addirittura accuse di volontari che, in realtà, vengono pagati sottobanco in nero: il sistema dell’emergenza 118 ritorna nella bufera, con sindacati, associazioni e ordini di categoria che denunciano una situazione preoccupante. E per questo puntano il dito contro Azienda Zero e Regione, cui compete la “regia” di un sistema che ogni giorno salva le vite dei torinesi: «Non siamo nel caos e non ci sono buchi di bilancio - prova a tranquillizzare Adriano Leli, direttore generale di Azienda Zero - Ci sono dei problemi, a partire dalla mancanza di medici e infermieri: per farci fronte, abbiamo dovuto stanziare circa 6 milioni in più».
«Tutto da rivedere»
Come detto, a denunciare le difficoltà del sistema sono proprio le persone che lo tengono in piedi. Che, attraverso associazioni e ordini, chiedono un intervento a politici e tecnici che lo gestiscono.
L’Ordine degli infermieri, per esempio, è preoccupato per la formazione del personale dopo le annunciate dimissioni del responsabile, Marco Pappalardo: «Lascerà il governo della Formazione del personale dell’emergenza e urgenza, che sotto la sua guida aveva raggiunto livelli di indiscussa eccellenza - lamenta il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Ivan Bufalo - Sono incrementati esponenzialmente in pochi anni i livelli qualitativo e quantitativo della formazione professionale del personale del 118, precedentemente caratterizzata da grande disomogeneità e frammentazione. Pappalardo ha contribuito alla realizzazione di progetti innovativi per soddisfare i crescenti bisogni di salute, come gli algoritmi assistenziali, e ha costantemente rafforzato reti volte a migliorare la risposta sanitaria ai cittadini. Si auspica che la sua partenza da Azienda Zero non comporti un distanziamento tra le istituzioni politiche sanitarie regionali e la professione infermieristica».

Il direttore Leli replica in modo sintetico ma fermo: «Non parlo delle scelte di singole persone ma assicuro che vogliamo ulteriormente aumentare livello della formazione, non certo abbassarlo. Stiamo ragionando su come continuare».
Ma il probabile addio di Pappalardo non è l’unico problema che preoccupa gli infermieri: ora si aggiunge anche quello delle divise invernali, come segnalato dal Nursind con una lettera inviata ai referenti del sistema 118 in Azienda Zero e in Città della Salute: «Il nostro personale affronta le temperature rigide e le intemperie con dotazioni insufficienti - si legge nel documento del sindacato degli infermieri - Chiediamo felpe, pantaloni e giacconi invernali, fondamentali per garantire la protezione a chi esegue soccorsi in strada e opera in scenari d’emergenza». lE ’Aies, associazione che raccoglie centinaia di professionisti del soccorso in tutta Italia, vorrebbe una revisione completa del servizio: «Con l’ultimo stanziamento di 400mila euro, Azienda Zero spende quasi 6 milioni per le ambulanze estemporanee, cioè quelle che vengono pagate “a chiamata” - fa notare Alberto Romeo, referente nazionale autisti soccorritori di Aies - Con la stessa cifra si potrebbero pagare 20 ambulanze fisse. E meno male che gli infermieri sono pagati da Città della salute, altrimenti il sistema non galleggerebbe e Azienda Zero sarebbe già in default». In effetti c’è chi parla di buchi di bilancio milionari, con cifre che vanno dai 3 ai 20 milioni. Leli non ci sta: «Non c’è nessun buco, c’è un costo in più perché abbiamo pochi medici e infermieri da far salire sulle ambulanze medicalizzate». In particolare, mancano 135 dottori su un fabbisogno di 341 (è una carenza vicina al 40%): «Di conseguenza, abbiamo dovuto investire altri 6 milioni per coprire con le prestazioni aggiuntive da parte dei colleghi. È un problema generale, cui stiamo cercando di rimediare con nuovi concorsi. Per gli infermieri, per esempio, li organizziamo in modo da “prenderli al volo” quando si laureano ed evitare che si disperdano in altre regioni o nel privato».
Ma Romeo ha un lungo elenco di altri problemi: «In certe vallate della provincia le ambulanze attive 24 ore su 24 escono talmente poco che ogni loro intervento costa 800 euro alla collettività. Intanto Torino ha un’ambulanza avanzata ogni 120 mila abitanti mentre, per il decreto Balduzzi, dovrebbero essere il doppio. Mentre Collegno e Grugliasco si trovano senza mezzi di soccorso avanzato».

«Ci metto mano»
È in questo contesto che, secondo Romeo e tanti soccorritori che chiedono l’anonimato, prolifera il “finto volontariato”. Un tema che ha già portato indagini, multe e denunce in passato e che, a quanto pare, è ripartito dopo la pandemia: «A Torino e provincia ci sono decine di ambulanze estemporanee che costano molto di più alla collettività perché si spostano dalla loro postazione di riferimento e chiedono il rimborso chilometrico, come previsto dalla convenzione. E alcune lo fanno utilizzando il volontariato in maniera irregolare, pagandolo in nero attraverso rimborsi spese poi pagati dalla Regione: c’è chi chi guadagna 50 euro per 12 ore di lavoro. Questo è caporalato del volontariato». Un’accusa su cui Leli si smarca: «Se sapessi di finti volontari, andrei in procura a denunciarli. Spero che non ci siano, facciamo bandi apposta».

Riprende Romeo: «Noi, come associazione di categoria, chiediamo di dare più valore a chi, da più di 100 anni, lavora con onestà e impegno come Anpas, Misericordia e Croce rossa. Ci auguriamo che, a quattro anni dalla sua nascita, Azienda Zero possa finalmente gestire in modo trasparente e regolare il sistema 118 incrementando le convenzioni H12 e H24 con le associazioni che hanno i requisiti». Poi il referente Aies rilancia una vecchia proposta, mutuata da altre regioni: «Bisogna riflettere sulla internalizzazione del sistema o di una sua parte: così si può garantire la presenza di professionisti, sempre con l’ausilio delle associazioni di volontariato che sono state protagoniste fino ad oggi. Il calo dei volontari e la fuga dei medici sono tra i motivi per cui chiediamo l’istituzione della figura dell’autista soccorritore». Replica ancora Leli: «Sono d’accordo che le ambulanze continuative dovrebbero essere lo “zoccolo” duro mentre le estemporanee, come dice il nome, andrebbero usate solo in caso di picchi di servizi. Nel 2025, infatti, vogliamo rivedere tutto per riequilibrare i carichi di lavoro e far sì che l’extra sia davvero l’extra. Quanto all’internalizzazione, è un tema affrontato con la Regione prima che io arrivassi in Azienda Zero. Sarebbe ora di tornare a parlarne».
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