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Il caso
28 Gennaio 2025 - 12:22
Le norme anti Covid erano ingiuste e i cittadini hanno diritto a essere risarciti con 10 euro per "danno non patrimoniale". È il senso di una sentenza con cui un giudice di pace di Alessandria, Paolo Olezza, ha dato ragione a una ventina di persone che avevano fatto causa alla Presidenza del Consiglio dei ministri. E, nella sua sentenza, ha anche citato Salvini come "testimone" a sostegno della sua tesi. D'altronde, secondo il giudice, «le posizioni espresse dall'attuale credibile Consiglio dei ministri» in materia di pandemia e vaccini sono «quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa».
I ricorrenti avevano contestato praticamente per intero la legittimità della normativa anti Covid, a partire dalla dichiarazione di «stato di emergenza nazionale» del 31 gennaio 2020, sostenendo di essere stati «costretti a comportamenti non desiderati in modo ricattatorio a fronte di benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell'emergenza epidemica».
La Presidenza del Consiglio aveva eccepito il "difetto di giurisdizione" perché «l'attività legislativa è espressione del potere politico», aggiungendo che, eventualmente, non poteva essere il Giudice onorario a decidere, ma al massimo la giustizia amministrativa (il Tar e il Consiglio di Stato). Il giudice alessandrino si è detto di parere diverso in quanto non è stato chiamato a «invadere la funzione sovrana» ma solo a stabilire se c'è stato un illecito civile. Inoltre, a differenza di colleghi che finora si erano pronunciati in senso opposto, ha stabilito che è corretto chiamare in causa la Presidenza del Consiglio (la "legittimazione passiva"). Quindi ha spiegato che «il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali», che gli effetti della legislazione emergenziale presentano «aspetti inquietanti», che le persone sono state costrette a «inocularsi farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva». Non solo: ha elencato una serie di dati da cui risulta che "in Stati dove le norme di confinamento domiciliare non sono state adottate la diffusione dei contagi è stata inferiore e inferiore è stata la mortalità".
La conclusione è che ai ricorrenti spettano 10 euro ciascuno per "danno dinamico-relazionale e danno morale".
Per dare torto alla Presidenza del Consiglio, il giudice ha citato una serie di «autorevoli rappresentanti del Consiglio dei ministri e della maggioranza che lo sostiene»: si tratta del vice premier Matteo Salvini, di Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute e Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare di inchiesta. Le loro dichiarazioni hanno smentito le tesi sostenute dalla Presidenza del Consiglio durante la causa e quindi, secondo il giudice, l'ente deve soccombere e pagare dieci euro a ricorrenti.
Secondo il giudice, riferendosi ai loro commenti sul decreto legge 202 del 2024 sulla cancellazione delle multe ai No Vax, i politici in questione avevano fatto capire che le multe erano «una forzatura», che «nella normativa emergenziale ci sono stati "errori" in buona fede ma forse anche in mala fede», che «la gestione di quel periodo è stata obiettivamente sbagliata», che «era legittimo il timore del vaccino posto che alcuni vaccini hanno causato dei morti».
«Se queste sono le posizioni espresse dall'attuale credibile consiglio dei ministri - afferma il magistrato - questo giudicante osserva quasi trattarsi di una sorta di confessione stragiudiziale della normativa oggetto di causa». La conclusione è che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha sostenuto, durante la causa, «tesi opposte rispetto a queste dichiarazioni e questa circostanza vanifica non poco la credibilità delle sue difese».
La sentenza ha già fatto scattare le prime reazioni politiche, come quella di Licia Ronzulli, vice presidente del Senato e senatrice di Forza Italia: «Una beffa, un'offesa alle vittime, ai malati, a quanti con fatica e sofferenza si sono salvati, a coloro che, invece, grazie alla scienza, hanno evitato di contrarre il virus. La sentenza del giudice di pace di Alessandria è di una gravità enorme. Ed è ancora più grave il fatto che, come motivazione, arrivi a sostenere le posizioni dell'attuale governo in materia di pandemia e vaccini sia "quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa". Decisioni come queste dimostrano che evidentemente qualcuno non ha imparato nulla dal dramma della pandemia, ha dimenticato quello che l'Italia e il mondo intero hanno passato e non riesce ancora a far prevalere la scienza sull'ideologia».
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