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Il processo
03 Febbraio 2025 - 16:20
E' stato condannato a 1 anno, 9 mesi e 10 giorni, con la sospensione della pena, e all'interdizione dei pubblici uffici l'ex pm di Torino Enzo Bucarelli. Era accusato di avere cancellato dal cellulare di Demba Seck, ex calciatore granata oggi al Catanzaro, alcuni video intimi che quest'ultimo aveva girato di nascosto con l'ex fidanzata, ignara di essere ripresa. Video che il giocatore aveva divulgato, poi, agli amici e che aveva portato ad aprire un fascicolo per "revenge porn", poi chiuso con un'archiviazione per il giocatore del Toro.
Secondo il capo di imputazione l'ex pm avrebbe "disposto la distruzione di prove documentali" considerate il "corpo del
reato": si trattava di due filmati ritenuti prove di revenge porn. In più non avrebbe approfondito le indagini, perché il cellulare di Seck non è mai stato sequestrato e avrebbe convinto la ragazza "a non procedere". Infatti, recita sempre l'accusa,
"al fine di ostacolare le indagini e agevolare l'indagato" avrebbe fornito "alla persona offesa informazioni non veritiere"
per "indurla alla remissione della querela" e a una transazione economica.
La condanna di Bucarelli è stata decisa oggi dal giudice dell'udienza preliminare di Milano, Luigi Iannelli, che ha anche disposto la liquidazione dei danni per un importo di 10mila euro alla ragazza; 10mila euro anche per la Presidenza del Consiglio e 15mila euro per il Ministero della Giustizia.
L'ex pm di Torino Bucarelli, che ha sempre respinto le accuse di frode processuale e depistaggio, è stato trasferito a Genova come giudice civile dal Consiglio superiore della magistratura (Csm). Il suo difensore, l'avvocato Michele Galasso, aveva chiesto l'assoluzione con la formula più ampia possibile. Il pm Giancarla Serafini e l'aggiunto Tiziana Siciliano avevano,
invece, proposto una pena di 1 anno e 10 mesi.
«Siamo soddisfatti dell'esito del giudizio - ha commentato l'avvocato Silvia Lorenzino, legale dell'ex fidanzata del calciatore -. Vorrei segnalare che condanne di questo tipo sono particolarmente gravi in quanto riguardano inchieste di violenza nei confronti delle donne. Perché è inutile che si continui a dire loro di denunciare e poi trattarle in questo modo quando lo fanno».
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