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Il caso

Askatasuna, gli atti in Procura: chi ha dato le chiavi agli occupanti?

Esposto dei consiglieri Liardo e De Benedictis (Fratelli d’Italia). Il sindaco: «Andiamo avanti»

Askatasuna, gli atti in Procura: chi ha dato le chiavi agli occupanti?

Arriva un nuovo esposto su Askatasuna: «Le immagini delle luci accese al terzo piano dell’immobile sono una vergogna per la Città e merita di essere portata in Procura» annunciano Enzo Liardo e Ferrante De Benedictis (Fratelli d’Italia).

A scatenare la rabbia dei due consigliere comunali sono le immagini trasmesse in diretta tv a “Lo Stato delle cose”. Il programma Rai, condotto da Massimo Giletti, ha ripreso il centro sociale di corso Regina Margherita 47 con luci accese in piena notte, segno evidente della presenza degli occupanti (come già documentato da TorinoCronaca nelle scorse settimane).

Liardo e De Benedictis riprendono gli atti di un anno fa per denunciare come qualcosa non abbia funzionato nel Patto di collaborazione per il recupero dello stabile comunale, sottoscritto fra la Giunta e un gruppo di cittadini il 30 gennaio 2024. A due settimane dopo, il 15 febbraio, risale il sopralluogo tra rappresentanti della Città e dei “proponenti” del Patto: “Si procede ad un esame dello stato dell'immobile e si constata che lo stesso si presenta libero da persone. Si procede immediatamente alla sostituzione delle serrature” si legge nel verbale del sopralluogo. Dov’è scritto anche che i proponenti hanno ricevuto una copia delle nuove chiavi, facendosi “garanti del perdurante stato libero dell'immobile”, pena “la prosecuzione della collaborazione”. La chiave è stata poi consegnata a Ugo Zamburru, psichiatra e portavoce del gruppo dei proponenti. E ora i due consiglieri di opposizione chiedono che quelle chiavi vengano «riconsegnate immediatamente» e che si interrompa il Patto di collaborazione per il mancato rispetto degli impegni. Concludono Liardo e De Benedictis: «Dopo quattro tentativi di sopralluogo da parte dei consiglieri comunali annullati dal Comune all’ultimo minuto, le immagini delle luci accese, gli striscioni comparsi sulla facciata di Askatasuna “Siamo sempre qua” e decenni di violenze operate dagli antagonisti che occupano ancora quell’immobile pubblico, saranno forse i giudici ad accendere un faro».

Perché, dopo le inchieste e i processi, dopo i giornali e le polemiche politiche, ci si mette anche la televisione a puntare il dito contro il centro sociale più famoso di Torino. E ovviamente il più discusso, quando si appresta a “festeggiare” i 30 anni di occupazione: Askatasuna è stato al centro di un servizio del programma di Massimo Giletti, “Lo Stato delle cose” su Rai Tre. Che attacca il Comune per le luci accese all’interno del palazzo di corso Regina Margherita 47, che dovrebbe essere vuoto in vista del Patto di collaborazione che lo renderà un “bene comune”. Anche perché in parte inagibile, come dimostrano sopralluoghi e un’inchiesta aperta dalla Procura di Torino.

«Il processo avviato per riportare quell’immobile alla legalità, dopo trent’anni in cui nessuno ha fatto niente, non si ferma» replica alle accuse (in video collegamento) il sindaco Stefano Lo Russo. Che aggiunge come, dal 1996 a oggi, si siano «alternati 16 governi con 16 presidenti del Consiglio, tra cui Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Tredici ministri dell’Interno, tra cui Scajola, Pisanu, Maroni, Salvini: non proprio tutti tacciabili di collateralismo con l’estrema sinistra. E nessuno ha mai fatto niente. Né i questori, né i prefetti». Poi, a margine di un incontro pubblico di ieri, il sindaco aggiunge: «Dal punto di vista burocratico il procedimento è in svolgimento. Ci sono due perizie di verifica statica, una della Città e una parallela commissionata dalla procura, poi procederemo. E non appena verrà chiarito, anche in termini sequenziali, quali sono gli interventi fisici da fare sull’immobile verranno realizzati, non a spese della Città, e si potrà dar corso allo sviluppo delle attività secondo il regolamento dei beni comuni».

Difficilmente queste dichiarazioni piaceranno a chi si oppone fermamente al progetto di “legalizzazione” di Askatasuna, come Liardo e De Benedictis e al resto del Centrodestra, che era sceso in piazza appena avviato il Patto). I due consiglieri comunali presenteranno un esposto in Procura in modo che «dopo anni di violenze, siano i giudici ad accendere un faro». Perché «il piano politico del sindaco va contro le regole del Patto stesso e i verbali sottoscritti dai dirigenti comunali».

A dar man forte ai colleghi di Fratelli d’Italia c’è anche Fabrizio Ricca, che è capogruppo della Lega in Consiglio regionale: «Ormai su Askatasuna siamo arrivati al ridicolo, con la messa in onda delle luci accese in una struttura già dichiarata inagibile dalle autorità e un sindaco che, in diretta tv nazionale, anziché assumersi un qualche tipo di responsabilità, fa spallucce e butta la palla in tribuna sciorinando l’elenco dei nomi di chi si è alternato al governo negli ultimi 30 anni senza aver preso posizione sul centro sociale. Falso. Come Lega lo diciamo da sempre e continuiamo a ripeterlo: Askatasuna non è quel “bene comune” che Lo Russo vorrebbe restituire al quartiere. E gli occupanti dello stabile non sono persone comuni ma soggetti che in molti casi hanno subito delle condanne».

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