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Il Borghese

Torino, chi protegge (ancora) Aska?

Le parole di Lo Russo nel 2019, le chiavi ridate e il giudice No Tav

Torino, ecco chi protegge (ancora) Aska

Si può definire abusiva una occupazione quando, agli occupanti, si dà la chiave? O bisogna parlare di connivenza? Perché è quello che è successo con il centro sociale Askatasuna, «bene comune» secondo la giunta di Torino che, in tal modo, accede a una serie di fondi necessari per i lavori di ristrutturazione.

Andiamo in ordine: praticamente un anno fa, nel “patto” - approvato in giunta il 30 gennaio 2024 - fra il Comune e i cosiddetti “proponenti”, ossia cittadini che ritengono esistere una funzione socio culturale dietro le mura di Askatasuna, era scritto chiaramente che i locali andavano liberati. Due settimane dopo, un sopralluogo del Comune lo conferma, ma a oggi abbiamo una ulteriore conferma - dopo le diverse volte in cui è stato scritto - che lì dentro c’è ancora qualcuno. Dove casca l’asino? Dopo il sopralluogo, le nuove chiavi dell’immobile erano state date a uno dei cittadini “proponenti”. Quindi, costui a chi le ha date? Negligenza o connivenza con i fautori di una situazione illegale?

«Occupare immobili abusivamente è atteggiamento fascista». Non è frase di oggi: la pronunciò nel 2019 Stefano Lo Russo, all’epoca capogruppo PD in Sala Rossa, contro Chiara Appendino rea con la sua giunta di «connivenza» con le frange dell’antagonismo. Le stesse che, oggi che il sindaco è lui, continuano a infiammare i cortei, ad attaccare le forze dell’ordine e “reclutare” studenti come carne da cannone. E che in Aska hanno base e soprattutto simbolo.

Quindi, poniamoci alcune domande: chi ha dato le chiavi ai redivivi occupanti? Chi, dopo quell’unico sopralluogo, non si è preoccupato di effettuare altri controlli? Quanto pesano, per la giunta del PD, i “garanti” del progetto, tra cui Livio Pepino, ex giudice e membro di Magistratura Democratica, da sempre vicino alla lotta No Tav, mentre suo figlio era notoriamente vicino a Radio Blackout? Chiedo per un amico.

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