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Il caso

Orrore a Torino, neonata trasportata dentro una busta della spesa per essere venduta

Quattro marocchini in manette dopo una lunga indagine della polizia

Orrore a Torino, neonata trasportata dentro una busta della spesa per essere venduta

L’hanno presa in Marocco e l’hanno portata in Italia con la nave quando aveva solo 2 mesi, nascondendola in una busta della spesa. Obiettivo, venderla a una nuova famiglia. Ma è intervenuta la polizia che, qualche giorno fa, ha recuperato la neonata e l’ha consegnata ai servizi sociali del Comune. Intanto gli agenti della Squadra mobile hanno fatto scattare le manette per i quattro presunti responsabili di questo trasporto incredibile, tutti marocchini: marito e moglie, di 65 e 42 anni, hanno ricevuto un fermo di indiziato di delitto per violazione del Testo unico sull’Immigrazione mentre altri due marocchini (un uomo e una donna 40enni) sono stati arrestati in flagranza di reato per favoreggiamento personale. Ma ora, dopo la convalida dei provvedimenti da parte del giudice, solo la prima coppia è rimasta in carcere mentre gli altri due sono tornati in libertà. Adesso gli investigatori sono a “caccia” della madre biologica in Marocco, che avrebbe ceduto la piccola alla donna indagata affinché la portasse in Italia e la vendesse a un’altra famiglia: «Ma la mia assistita ha tutti i documenti per dimostrare che ha adottato la piccola - spiega l’avvocato Raffaela Carena, che assiste la donna accusata di aver trasportato materialmente la neonata - La madre gliel’ha affidata perché era nata fuori dal matrimonio e non poteva vivere con lei».

La complessa inchiesta è stata ribattezzata “Operazione Save the baby” ed è stata coordinata dai pubblici ministeri Chiara Maina e Alessandra Barbera. A farla scattare nelle scorse settimane, è stata la segnalazione che una famiglia residente a Torino aveva ospitato per qualche settimana una neonata con l’intenzione di venderla ad altri. Una notizia di reato confermata dagli investigatori, che hanno ricostruito i rocamboleschi passaggi nella breve vita della piccola Fatima (nome di fantasia): il 5 ottobre sarebbe arrivata in Italia con la donna della coppia, a bordo di una nave proveniente da Tangeri e attraccata al porto di Genova. Non era registrata nella lista passeggeri ed era nascosta in una busta della spesa, in modo che nessuno la notasse a bordo dell’auto e dentro la cabina della nave: probabilmente è stata sedata in modo che non piangesse e non attirasse l’attenzione per i due giorni di viaggio. Poi, all’arrivo a Torino, la bambina è poi stata visitata al Regina Margherita. 

In seguito la coppia ha affidato la neonata ai due connazionali nella speranza che non venisse “intercettata”. Intanto si sono messi alla ricerca di qualcuno disposto a prendersi cura della bambina in cambio di denaro, avendo come “piano B” la fuga all’estero. Gli investigatori della Squadra mobile e della polizia giudiziaria della Procura, però, li hanno scoperti (anche grazie alle intercettazioni): «La mia cliente ha denunciato più volte il marito per maltrattamenti e lesioni - prosegue Carena - Dopo l’ultima querela e la richiesta di divorzio, lui si è vendicato andando a segnalare la bambina. Eppure, a quanto dice la signora, è stato l’ex marito a portare la piccola in Italia per farle una sorpresa».

L’uomo, assistito dall’avvocato Roberto Ariagno, si dichiara estraneo a tutte le accuse. Di certo c’è che gli investigatori sono riusciti a rintracciare l’abitazione torinese dov’era tenuta Fatima, in via Germagnano 3. E mercoledì scorso si sono presentati lì insieme ai vigili del fuoco per recuperarla e arrestare i suoi “custodi”: «Ma loro non sapevano nulla di questo presunto trasporto illegale - interviene Roberto Doriguzzi Breatta, che assiste la seconda coppia - Una terza persona ha fatto da tramite chiedendo loro di aiutare questa signora, che ha raccontato di gestire un bar e di non riuscire a seguire la bimba. Quindi loro se ne sono fatti carico, andando addirittura dai vigili di via Leoncavallo per farsi validare una delega a prendere in custodia la bimba. Poi sono intervenuti i servizi sociali ed è venuto fuori tutto. Ma i miei assistiti hanno fatto tutto alla luce del sole, a conferma della loro buona fede».

Fatima è stata poi portata all’ospedale Regina Margherita per accertamenti. Ora è in buona salute e, dopo i controlli in ospedale, è stata presa in carico dal pronto intervento dei servizi sociali del Comune e collocata in una famiglia affidataria in attesa delle decisioni della Procura dei minori. A quanto risulta, la procuratrice Emma Avezzù ha avviato la procedura di adottabilità della neonata.

 

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