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Il caso

Torino dichiara “guerra” a Savona. Tutta colpa di un tubo e delle vecchie colonie...

Battaglia legale che parte dal Piemonte e arriva in Liguria. Obiettivo, incassare di più

Torino dichiara “guerra” a Savona. Tutta colpa di un tubo e delle vecchie colonie...

La colonia di proprietà del Comune di Torino a Loano

Prima il ricorso al Tar della Liguria, annullato il giorno dell’udienza. Ora l’opposizione davanti alla Corte d’Appello di Genova: continuano le battaglie legali fra Torino e Savona, diventate una guerra che si protrae da anni. E tutto per colpa di un “tubo” e delle vecchie colonie estive che la Città gestiva sul litorale ligure. Che non esistono più ma continuano a dare grattacapi.

Ormai è passato un secolo dalla nascita di quegli immobili, “affacci” sul mare per i torinesi facoltosi che per primi hanno invaso la provincia di Savona. La Colonia Vittorio Emanuele ed Elena Savoia, infatti, risale al 1927 e ha ospitato migliaia di coloni fino alla chiusura nel 2016. Negli anni successivi i comuni di Torino e Loano hanno firmato un protocollo per recuperare il compendio abbandonato e trasformarlo in un ostello della gioventù: tutto sfumato, come dimostrano i successivi tentativi di vendita da parte della Città (l’ultimo risale all’estate scorsa).

Ma quella è solo una delle proprietà torinesi nel Savonese. C’è anche un appezzamento nel comune di Albenga, da cui sono scaturite le battaglie legali. Torino, infatti, è proprietaria di un’area di 592 metri quadri e di un’altra da 170, per un totale di 762 metri quadri di terreno inutilizzato. Che di recente sono contesi: da lì, infatti, dovrebbe passare il collegamento “tra l’impianto di pretrattamento di Vadino e la civica fognatura in via del Roggetto, con vasca di laminazione delle portate nel piazzale dell’ex tribunale in via Bologna” (come si legge nella documentazione ufficiale). Tradotto dal burocratese, dall’area di proprietà torinese devono passare dei tubi.

Per questo la Provincia di Savona ha avviato le procedure di esproprio per conto della Società Acque pubbliche Savonesi. Come detto, l’anno scorso Torino si è opposta con un ricorso al Tar, poi ritirato in udienza, il 5 luglio 2024. Guerra finita? Macché: come si legge in una delibera di Giunta approvata la scorsa settimana, ora la Città ha presentato un altro ricorso, stavolta alla Corte d’Appello di Genova. Perché i circa 17mila euro di indennità di esproprio sono stato calcolati in modo “erroneo, in quanto basati sulla qualificazione dell’area come agricola e, pertanto, lesive dei diritti e degli interessi” di Torino. Che ora torna alla carica per incassare di più da quelle aree che rimandano a una storia ormai lontana.

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