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INCREDIBILE
27 Marzo 2025 - 16:07
Incredibile ai Murazzi, qualcuno ha lanciato una bicicletta elettrica dal Lungo Po poche ore dopo che un autobus è caduto nelle acque del fiume. E la bici lanciata è identica a quella che la notte fra il 20 e il 21 gennaio 2023 ha colpito Mauro Glorioso, costringendo il giovane studente di Medicina sulla sedia a rotelle: sono passati più di due anni da quel dramma ma sembra che sul Lungo Po non sia cambiato nulla.
Eppure, da due anni, c’è un’ordinanza che vieta la sosta delle biciclette in piazza Vittorio e dintorni: una regola infranta da chi ha lanciato la bici l’altra sera, che ora rischia una denuncia. Le indagini per trovare i responsabili sono in corso, anche grazie alle telecamere di videosorveglianza. Per fortuna, questa volta, la bici non ha colpito nessuno ed è finita sopra i dehors del ristorante Capodoglio. Ma questo lancio di una bici (il terzo in due anni) scatena polemiche, come sottolineano i consiglieri comunali Pierlucio Firrao e Paolo Damilano (Torino Bellissima): «Abbiamo sollecitato più volte il tema in Consiglio comunale, l’ultima un mese fa. Ma senza ottenere risposte dalla Giunta». Una critica che si aggiunge alla lettera di diffida e all’annuncio di una causa civile da parte della famiglia Glorioso: l’accusa, per il Comune, è proprio quella di non aver fatto abbastanza per impedire il dramma di Mauro. «E pensare che è dal 2004 che si discute di mettere delle coperture - ricorda l’avvocato Marco Bona, che assiste la famiglia - La Città aveva fatto progetti su reti e tendoni, oltre a parlare di presidi fissi delle forze dell’ordine». Poi cos’è successo? «Evidentemente non c’è più stato l’interesse politico ad andare avanti».
Da qui l’intenzione di avviare una causa civile per chiedere un risarcimento al Comune, considerato responsabile di quanto successo (al di là delle colpe di chi ha materialmente lanciato la bici). Intanto l’avvocato Bona, insieme al collega Carlo Alberto Amici, ha inviato una lettera di diffida all’ente: «Chiediamo interventi ma finora non ci hanno voluti ascoltare». Risponde nel merito Francesco Tresso, assessore alla Cura della Città: «Il progetto delle reti è risultato complicato anche per quanto riguarda la Soprintendenza dei beni architettonici: per questo si è pensato di più a portare avanti l’idea del presidio. Ma in questo momento, al di là della vicinanza umana per quanto accaduto, non intendiamo assecondare le richieste».
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