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Il giallo
29 Marzo 2025 - 09:30
Un giallo, tante domande senza risposta e una certezza che sembra farsi largo: Nicola Di Carlo era al posto di guida quando è stato estratto dal bus precipitato nelle acque del Po. Lo avrebbe detto agli investigatori l’unica persona ad averlo visto con certezza: Wilhelm Teli, l’istruttore di canoa che poco dopo le 17.30 di mercoledì si è calato nel pullman e ha estratto l’autista 64enne. Ha provato a salvarlo e non ci è riuscito ma forse il suo gesto eroico potrà dare una mano alle indagini che stanno cercando di far luce sulla tragedia che ha scosso Torino e ha fatto il giro d’Italia in questi giorni.
La caduta del bus risulta esattamente 17.33 di mercoledì, come dimostrano gli orari delle telecamere che hanno ripreso la scena (amatoriali e di videosorveglianza, tutte acquisite nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo). Si sa che l’esperto autista arrivava da Lungo Po Cadorna, ha svoltato a destra in piazza Vittorio Veneto e si è accostato lungo la prima esedra, una breve fermata prima di raggiungere piazza Castello e recuperare i bambini di una scuola elementare che aveva portato la mattina da Milano.
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Poi il mezzo è scivolato all’indietro in diagonale, percorrendo quella 50ina di metri nel giro di 9 secondi. Per poi abbattere il muretto accanto al ponte Vittorio Emanuele I e finendo nel fiume: Di Carlo ha avuto un malore? Qualcosa non ha funzionato nei freni o nel pilota automatico? Si è alzato dal posto di guida senza inserire il freno a mano?
Quest’ultima ipotesi sembra essere esclusa dalle ultime informazioni raccolte dagli investigatori della polizia locale, che indagano sull’incidente con il coordinamento del pubblico ministero Rossella Salvati. Ma le altre domande cui la Procura vuole rispondere con accertamenti approfonditi. A partire dall’autopsia, che sarà effettuata lunedì dall’anatomopatologa Lucia Tattoli: l’esame potrebbe chiarire se il 64enne aveva acqua nei polmoni, in modo da stabilire se sia deceduto per morte naturale (prima della caduta) o per annegamento (una volta nel fiume).
Ma, oltre alle consulenze sul pullman finito sotto sequestro, è probabile che si facciano delle analisi sulle caratteristiche del muro di contenimento che non ne ha fermato la corsa. E che ora è finito sotto accusa, con il Comune sul “banco degli imputati”. E non solo per quello: c’è anche il caso della ennesima bici lanciata dal Lungo Po, un gesto che ha fatto aprire una seconda inchiesta da parte della Procura.
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