Cerca

L'inchiesta

Botte e «ciao maiali» ai poliziotti: ecco perché sono scattati gli arresti ad Askatasuna

Nuovi dettagli sull’operazione che ha ricostruito le devastazioni del 9 gennaio in centro

Botte e «ciao maiali» ai poliziotti: ecco perché sono scattati gli arresti ad Askatasuna

Calci e pugni, lanci di bottiglie e transenne, fotografie a poliziotti e carabinieri, insultati con la frase «Ciao maiali»: ecco perché sono scattati arresti e obblighi di firma per gli otto attivisti di Askatasuna, accusati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale durante gli scontri in centro dello scorso 9 gennaio. Altro che la “vendetta” per la sentenza che ha escluso l’associazione a delinquere, come sostenuto dai militanti del centro sociale di corso Regina Margherita 47 (dov’è stata trovata una degli indagati, anche se l’edificio comunale dovrebbe essere vuoto perché dichiarato inagibile).

Quattro attivisti, già noti alle forze dell’ordine, sono finiti ai domiciliari su richiesta del sostituto procuratore Paolo Scafi: si tratta di Stefano Millesimo, Sara Munari (che in aula lunedì dopo la sentenza aveva fatto il dito medio ai poliziotti), Jacopo Araldi e Pietro Bertorelle. Per altri quattro membri del centro sociale c’è invece l’obbligo di firma. Altri due ancora sono indagati ma non hanno ricevuto misure cautelari per quanto successo tre mesi fa in nome di Ramy Elgaml (il 19enne egiziano morto a Milano dopo un inseguimento): al termine del corteo con 500 persone partite da piazza Repubblica, era stato devastato il commissariato Dora Vanchiglia alle Porte Palatine ed erano assalite le forze dell’ordine in piazza Carlina, davanti al Comando Legione carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta.

Ora, dall’inchiesta, emergono anche alcuni dettagli degli scontri che erano passati in sordina finora. Come il fatto che uno degli indagati abbia urlato «ciao maiali» all’indirizzo dei carabinieri che proteggevano il Comando. Poi ha scattato loro una fotografia con il cellulare, prendendoli in giro con la frase «non venite mai bene». Un altro, invece, è stato identificato mentre faceva da scudo a un altro ragazzo mentre scriveva “Meloni assassina” sul muro all’altezza del civico 25 di corso Palermo.

Nonostante le telecamere di videosorveglianza, le registrazioni della Digos e le analisi della polizia scientifica, l’autore di questo murale non è mai stato identificato, come tanti altri presenti alla manifestazione e autori di scritte e devastazioni. Come l’attivista che ha usato un segnale stradale per forzare un mezzo dei carabinieri o quelli che hanno lanciato pietre e bottiglie, ferendo un militare e quattro agenti del Reparto mobile. Fra gli identificati, invece, risulta anche una ragazza minorenne.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.