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Economia & Territorio
04 Aprile 2025 - 13:50
Nel 2024, l'Italia si è riaffermata come leader mondiale nella produzione vinicola, registrando una produzione di 41 milioni di ettolitri, secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV). Tuttavia, in termini di export, l'Italia occupa il secondo posto globale, con la Francia che domina con una quota di mercato del 34,5% in valore, mentre l'Italia si attesta al 22%. In termini di volumi, la Spagna ci supera marginalmente, con una quota mercato del 22% rispetto al 21,7% dell’Italia. Il 2024 ha visto le esportazioni italiane toccare gli 8,1 miliardi di euro, segnando un aumento del 5,5% rispetto all'anno precedente.
Questi dati provengono da una ricerca del Dipartimento di Ricerca di Intesa Sanpaolo, in occasione di Vinitaly. La vendemmia del 2024 ha registrato un rimbalzo produttivo del 7% rispetto all'anno precedente, pur rimanendo inferiore del 14% rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Il 2023 aveva patito una stagione vinicola particolarmente avversa, con un calo del 20% nella produzione causato da eventi climatici estremi, quali siccità e alluvioni, che avevano facilitato la diffusione della peronospera, severamente colpendo i raccolti, specialmente nel centro-sud. Nonostante ciò, i distretti vinicoli italiani hanno segnato una crescita complessiva del 4%, con una performance particolarmente robusta per il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, i Vini dei Colli Fiorentini e Senesi, e i Vini del Veronese, che hanno riportato incrementi tra il 7% e il 10%. Un punto di forza distintivo per l’Italia è la biodiversità vinicola.
Secondo uno studio dell’OIV, il 75% dei vigneti italiani è coperto da 80 vitigni autoctoni, un primato che ci vede distanziare il Portogallo, secondo con 40 vitigni, e Francia e Spagna, che ne annoverano 15 ciascuna. Questo panorama diversificato si riflette anche nel numero delle certificazioni DOP/IGP, con l’Italia che vanta 528 riconoscimenti rispetto ai 442 della Francia.
Nonostante questi successi, vi sono delle aree di criticità. La frammentazione del settore e la difficoltà di creare una rete coesa sono problemi persistenti. Le aziende vitivinicole italiane sono, infatti, generalmente di dimensioni ridotte rispetto ai competitori: il 35% ha meno di 5 ettari, contro il 7% in Francia. A ciò si aggiungono sfide come la concorrenza internazionale e il calo dei consumi, che richiedono strategie per attrarre nuovi segmenti di mercato. Anche il cambiamento climatico rappresenta una minaccia significativa, modificando la geografia dei produttori di vino, con il rischio di desertificazione per le regioni meridionali. Il tutto al netto dei dazi imposti dagli USA.
Stefania Trenti, responsabile delle ricerche su Industry & Local Economies di Intesa Sanpaolo, sottolinea l'importanza di investire in innovazione, selezionando vitigni più resistenti e sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e robotica. Le prospettive di crescita più promettenti restano nei mercati esteri, non solo gli Stati Uniti, "ma occorre anche rafforzare la capacità di fare sistema per valorizzare la qualità insita nel vino italiano".
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