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Cronaca
09 Aprile 2025 - 21:40
In foto Alessandro Ghinamo
Ogni mese mandava soldi, e sembrava che il tempo non bastasse mai. Ne volevano sempre di più, in pochi giorni di distanza. Le minacce erano molteplici, e la paura ha avuto la meglio. “Non mi ricatti per piacere, io sono già in difficoltà”, uno dei messaggi della vittima. La giovane coppia di Nola, in provincia di Napoli, è attualmente sotto processo a Cuneo per estorsione ai danni di Alessandro Ghinamo, il 39enne cuneese che si tolse la vita nel 2019 dopo mesi di vessazioni. Carmela Romano, 22 anni, e Mario Miceli, 26 anni, sono accusati di aver manipolato Ghinamo con un ricatto sentimentale che lo ha spinto al tragico gesto.
Le indagini, avviate dopo la morte di Ghinamo, hanno portato alla luce il cellulare della vittima, rivelando le chat con una persona che si spacciava per “Francesca Di Marzio” ma che, in realtà, era la stessa Carmela Romano. In queste conversazioni, Ghinamo credeva di avere una relazione con una ragazza di nome “Angela”, ma si trovava costretto a versare somme mensili che arrivavano fino a 500 euro. Le minacce e le intimidazioni aumentavano nel tempo, con l’accusa di un imminente intervento delle forze dell'ordine, a cui Ghinamo cercava disperatamente di sfuggire.
Il ricatto si intensificava progressivamente, e solo due giorni prima del suicidio, la "Francesca" minacciava Ghinamo di rivelare il suo segreto alla madre, se non avesse pagato ulteriori somme. Le prove emerse durante il processo indicano che la coppia, oltre a Ghinamo, avrebbe estorto denaro anche ad altre vittime, tra cui un uomo di 50 anni di Verona.
Le testimonianze in aula e le evidenze raccolte dagli investigatori hanno confermato la premeditazione e la crudeltà del piano messo in atto dai due accusati, che ora rischiano una condanna per l'estorsione e il ruolo che hanno avuto nella morte di Ghinamo.
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