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Il caso

In manette per colpa di un tatuaggio. Ma il vero rapinatore è il suo "sosia"

Sostituzione di persona per i colpi di Mirafiori, con un uomo arrestato e poi rilasciato: ecco perché

Rapinatore in manette grazie a un tatuaggio. Ma in realtà è stato il suo "sosia"

Era finito agli arresti domiciliari con l’accusa di aver rapinato una farmacia, una rosticceria e una gelateria, tutte nel quartiere Mirafiori: a “incastrarlo”, un tatuaggio sulla mano sinistra. Ma quel 32enne è riuscito a dimostrare che non c’entra niente. Tanto che lui è tornato in libertà mentre in carcere è finita un’altra persona, praticamente un suo “sosia” con tatuaggio simile e pure simili caratteristiche fisiche.

È questo il retroscena dell’arresto del 40enne Giuseppe Agostino, che i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Mirafiori e il sostituto procuratore Paolo Scafi accusano dei reati di rapina e tentata rapina.

I fatti: il 18 marzo un uomo entra nella farmacia San Giorgio di piazza Livio Bianco. Indossa un passamontagna e ha una pistola in mano. Urla: “Questa è una rapina, dammi i soldi” e riesce a farsi consegnare 400 euro in contanti. Lo stesso giorno, un rapinatore col casco in testa prova a portar via l’incasso della gelateria Baries 1997 di via Buenos Aires. Ma, nonostante la pistola puntata e il grido “veloce, apri la cassa”, l’addetta scappa e lui resta a mani vuote. Il 21 marzo, infine, un uomo con casco, passamontagna e pistola si fa consegnare 150 euro dalla commessa del girarrosti Santa Rita di piazza Omero.

Dopo aver raccolto denunce, testimonianze e filmati di videosorveglianza sui tre episodi, gli investigatori capiscono che il rapinatore è sempre lo stesso (anche grazie all’aiuto di un perito). E subito stringono il cerchio attorno a un 32enne della zona: contro di lui “parlano” il viso, la corporatura e quel tatuaggio sulla mano. Scatta l’arresto, che poi non viene convalidato dal giudice Marco Picco. Il quale stabilisce comunque i domiciliari.

Ma la storia non è finita. Perché il presunto rapinatore, assistito dall’avvocato Alberto Bosio, spiega che lui non c’entra con le rapine. E viene fuori che c’è un uomo che gli somiglia e ha un tatuaggio uguale, cioè Agostino. I carabinieri vanno a cercarlo e gli trovano in casa vestiti, scarpe e casco somiglianti a quelli del rapinatore. Così, in carcere, ci finisce lui. Mentre l’altro presunto rapinatore torna libero dopo la sostituzione di persona.

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