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G7 condanna l’attacco a Sumy, ma gli Stati Uniti non firmano: gelo sull’Ucraina

Secondo Bloomberg, gli USA non firmano la condanna del G7 sull’attacco a Sumy per non ostacolare il dialogo con Mosca. Canada ritira il comunicato

G7 condanna l’attacco a Sumy, ma gli Stati Uniti non firmano: gelo sull’Ucraina

L'attacco a Sumy (fonte: Instagram/Державні сайти України )

Gli Stati Uniti non hanno aderito al documento congiunto del G7 che condannava l’attacco russo a Sumy. La decisione, anticipata dall’agenzia Bloomberg, sarebbe legata alla volontà dell’amministrazione Trump di non chiudere la porta al dialogo con Mosca. «Stiamo lavorando per mantenere aperto lo spazio per trattative di pace», avrebbero spiegato ai partner internazionali.

La presa di posizione americana ha messo in difficoltà il Canada, che in questo momento presiede il G7. Ottawa ha comunicato agli altri Paesi che, senza l’appoggio di Washington, non era possibile diffondere il comunicato congiunto. Il gesto ha riacceso tensioni all'interno del gruppo e alimentato nuove polemiche sul ruolo degli Stati Uniti nella crisi ucraina.

Duro l’attacco dell’ex presidente Donald Trump, che ha puntato il dito contro Volodymyr Zelensky e Joe Biden: «Hanno gestito tutto malissimo, lasciando che la guerra scoppiasse». Nel frattempo, si è registrato un nuovo episodio di violenza al confine. La regione russa di Kursk ha denunciato un massiccio attacco con droni provenienti dall’Ucraina. Il bilancio è pesante: una donna è rimasta uccisa e nove persone sono rimaste ferite. Sul piano diplomatico, Mosca e Washington mantengono contatti attraverso diversi canali riservati. Secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, si sta lavorando a un possibile cessate il fuoco, anche se le trattative sono "complesse" e "richiedono del tempo".

Un messaggio di apertura è arrivato anche dal presidente russo Vladimir Putin. L’inviato speciale della Casa Bianca, Richard Witkoff, ha raccontato a Fox News di un colloquio con il leader del Cremlino, durante il quale si sarebbe detto disposto a discutere una "pace duratura".

Intanto, da Mosca arriva un nuovo scontro politico con l’Unione Europea. Il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, ha chiesto la rimozione dell’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas. Colpevole, secondo lui, di aver invitato i Paesi candidati all’ingresso nell’Ue a non partecipare alla parata del 9 maggio, che celebra la vittoria sovietica contro il nazismo. «Va destituita e portata davanti a un tribunale internazionale», ha scritto Volodin su Telegram.

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