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La foto storica

Il capolavoro di Parolin e il miracolo di Bergoglio

Il ruolo della diplomazia vaticana e il miracolo di Papa Francesco: una storia di fede, "geometria" e saggezza

La foto storica

Zelensky e Trump

A chi diceva che «la Fede dei cristiani ha costruito le cattedrali», il filosofo francese Etienne Gilson rispondeva: «Sì, certamente la Fede, ma anche la geometria». Fede e geometria, un connubio tra spiritualità e scienza che può essere preso a prestito per spiegare il “primo miracolo di papa Francesco”, documentato da quella fotografia che vede i presidenti Zelensky e Trump parlare in San Pietro seduti su due modeste seggiole. L’immagine che evoca questa istantanea, è quella di una pace più vicina tra Russia e Ucraina, alla quale si aggiunge la dichiarazione di Hamas che ieri attraverso un suo portavoce, poco prima dell’inizio dei funerali di Francesco, ha confermato la disponibilità dell’organizzazione a rilasciare tutti gli ostaggi, proponendo a Israele una tregua di cinque anni. Certamente un miracolo del papa argentino, la si può serenamente leggere in questo modo, ma un miracolo aiutato anche dalla “geometria” che in questo caso è l’oscura, silenziosa e costante opera diplomatica della Santa Sede. Non è una scoperta di oggi, il Corpo diplomatico della Chiesa è il migliore e il più efficace del pianeta, e lo è da sempre. Dall’Accademia leonina escono diplomatici raffinati e preparati che fanno del Vaticano, il più piccolo Stato del mondo, una potenza planetaria. Non solo per l’autorità morale della Chiesa cattolica che è riconosciuta da tutti i popoli, ma per la capacità di intervenire con saggezza e in modo non invasivo, sulle questioni temporali che attanagliano il mondo.

Dunque, anche senza scomodare Gilson, semplificando, il significato di questo potere della Chiesa è contenuto nel buon senso dei soliti consigli della nonna di ciascuno di noi: «Aiutati che il ciel t’aiuta». Il prestigio, la coerenza e la fama di santità di Francesco hanno portato a Roma i potenti del mondo (elencarli sarebbe troppo lungo), ma ciò è avvenuto anche grazie alle relazioni diplomatiche che negli anni sono state intrecciate tra Vaticano e gli Stati del pianeta. A “dirigere l’orchestra” il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, diplomatico di lungo corso e allievo di quella tradizione diplomatica che ha avuto nei cardinali Roncalli (poi papa Giovanni XXII), Bertoli, Villot, Casaroli, Sodano, Furno e Tauran, esponenti di primo piano e di grandi capacità. Ora, terminati i funerali, bisogna guardare avanti e i primi a farlo saranno proprio i cardinali riuniti in congregazione generale per fissare la data del Conclave e il programma della Chiesa per il futuro. Il nome che circola, il più quotato, è proprio quello del silenzioso Segretario di Stato al quale tutti riconoscono meriti e capacità straordinarie. Ma fare il Papa è un’altra cosa. L’identikit di un pontefice è cosa diversa da quello di un grande diplomatico e Parolin potrebbe decidere di continuare a svolgere il suo prezioso lavoro, lasciando la Cattedra di Pietro ad un pastore capace di essere un leader carismatico del “Popolo di Dio”. Come lo fu Giovanni Paolo II, grazie anche e soprattutto all’oscuro, silenzioso e sempre efficace impegno del diplomatico di turno, il Segretario di Stato Agostino Casaroli.

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