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Sicurezza
05 Maggio 2025 - 15:30
La Corte dei Conti lancia l’allarme: «Il sovraffollamento carcerario è un’emergenza da sanare al più presto». Nella relazione intitolata Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri, approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, i giudici contabili mettono in evidenza gravi criticità che a dieci anni dalla fine della gestione commissariale del Piano rendono la situazione inaccettabile. In regioni come Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia il fenomeno assume contorni emergenziali come confermano anche i dati del ministero della Giustizia.
Secondo il report la popolazione detenuta ha raggiunto quota 62.165 persone a fronte di una capienza regolamentare di 51.323 posti molti dei quali peraltro inagibili. Una condizione che in alcune strutture porta a tassi di affollamento prossimi al 200%, ben oltre la soglia del 123% indicata dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo come limite per evitare la condanna degli Stati membri. Alla radice dell’emergenza vi è la mancata realizzazione di numerosi interventi previsti dal Piano Carceri. I lavori di manutenzione straordinaria avviati sono rimasti spesso incompleti impedendo il miglioramento delle condizioni ambientali, igienico-sanitarie e trattamentali degli istituti penitenziari. Ritardi, varianti in corso d’opera, mutate esigenze detentive e inadempienze contrattuali da parte delle imprese hanno compromesso l’intero processo.
Nonostante l’esistenza di un progetto per creare piccole strutture dedicate ai detenuti più fragili accompagnato da un inasprimento delle misure contro il carcere duro per arginare il potere dei boss, gli interventi strutturali non sono mai decollati. A ciò si aggiungono le persistenti difficoltà di finanziamento e l’assenza di una pianificazione organica. I giudici contabili chiedono ora una stima realistica dei costi, una pianificazione delle risorse più efficace e l’adozione di linee guida coerenti con gli standard minimi europei e internazionali. Al centro il principio dell’individualizzazione della pena che richiede una corretta collocazione dei detenuti in base alla loro condizione giuridica e alle esigenze di trattamento. Il tema accende anche il confronto politico: Partito Democratico e Azione accusano il governo di immobilismo ma è lo stesso decennio di alternanza tra esecutivi di diverso orientamento a mostrare come nessuna forza politica abbia sinora messo in campo misure realmente risolutive.
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