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famiglie in difficoltà

In Piemonte le famiglie non fanno più figli. «Madri equilibriste tra lavoro e famiglia»

Nel 2024 il record storico negativo italiano per il tasso di natalità, e in Piemonte il dato è anche sotto la media nazionale. Save the Children: «Le madri sono sempre più sole e penalizzate»

In Italia le donne non fanno più figli. E in Piemonte le madri sono sempre meno

In Italia le donne non fanno più figli. E in Piemonte le madri sono sempre meno

In Italia nascono pochi bambini e in Piemonte ancora meno. Il motivo? «Le madri sono sempre più sole e penalizzate» accusa Save the Children, che fornisce anche i dati. Nel nostro Paese, nel 2024, si è registrato un nuovo record negativo di nuovi nati: 370mila, in calo del 2,6% rispetto all'anno precedente e con un tasso di fecondità pari a 1,18 figli per donna, nuovo record storico dopo l'1,19 registrato nel 1995. E il Piemonte fa ancora peggio: qui infatti il tasso di fecondità è di 1,14 figli per donna.  

Questi e molti altri i dati contenuti nel rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia” di Save the Children, arrivato alla sua 10ma edizione e diffuso non a caso a pochi giorni dalla Festa della Mamma. Una ricerca che «traccia un bilancio sugli infiniti equilibrismi che le donne in Italia sono costrette a compiere quando scelgono di diventare mamme».  

Come ogni anno, lo studio include anche l’Indice delle Madri, elaborato dall’ISTAT per Save the Children, una vera e propria classifica delle Regioni italiane dove per le mamme è più facile o difficile vivere. E, ancora una volta, il Piemonte non ne esce benissimo: la nostra regione infatti è stabile al 12° posto, lo stesso occupato anche nei due ani precedenti. In cima ai territori amici delle madri c'è la Provincia Autonoma di Bolzano, seguita da Emilia-Romagna e Toscana, mentre fanalino di coda, come nella scorsa edizione, risulta la Basilicata, preceduta in fondo alla classifica da Campania, Puglia e Calabria. Da segnalare il crollo della Valle d'Aosta, passata in appena due anni dal terzo al sedicesimo posto. 

Più di una donna su quattro (26,6%) nel nostro Paese è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione interessa un uomo su sei (il 16,8%). Ma una penalità ancora più netta attende chi decide di mettere al mondo un figlio: è la child penalty. Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri, mentre per le donne la situazione è opposta: lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri.  ll 20% delle donne, infatti, smette di lavorare dopo essere diventata madre, spesso a causa dell’assenza di servizi per la prima infanzia.

Anche quest’anno il Rapporto propone un Indice delle madri per regione, risultato di un'analisi basata su 7 dimensioni individuate in collaborazione con l'Istat: Demografia (tasso di fecondità), Lavoro (tasso di occupazione), Rappresentanza (donne negli organi politici locali), Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza (dotazione di centri per le donne vittima di violenza). La buona notizia è che il Piemonte è al secondo posto in Italia per il Lavoro ma è 16° per Rappresentanza e addirittura 19° per Violenza. Va meglio con il 9° posto per Salute e Servizi.

«Ancora oggi, le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro ma non solo, lo sbilanciamento dei carichi di cura a sfavore delle donne, l’insufficienza o l’assenza completa di servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri. Servono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli e nella conciliazione tra vita privata e professionale. È fondamentale, ad esempio, garantire a tutti i bambini e le bambine l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, ampliando l’offerta in tutti i territori e assicurandone la sostenibilità nel lungo periodo, ed estendere la durata dei congedi di paternità, incentivandone l’utilizzo e riconoscendo il valore sociale della cura anche per i padri, in una logica di corresponsabilità. Solo così potremo costruire un futuro in cui la genitorialità, il lavoro e la vita privata non siano in conflitto, ma possano coesistere come parte di un progetto di benessere individuale e collettivo» ha affermato Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children.

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