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Agricultura
06 Maggio 2025 - 17:10
Il Piemonte si afferma come regione apripista in Italia nella formazione agricola grazie all’avvio del primo corso finanziato e ufficialmente certificato dedicato allo sfalcio manuale dell’erba e del fieno. Una pratica antica che torna oggi al centro dell’attenzione per il suo valore ecologico e la sua precisione soprattutto in contesti di agricoltura biologica e di gestione sostenibile del paesaggio rurale.
A sottolineare il valore dell’iniziativa è Franco Graglia, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte che parla di una «piccola rivoluzione» capace di incidere positivamente su ambiente, comunità locali e opportunità professionali. Il corso intitolato “Tecniche di sfalcio” è stato ideato dall’associazione Prometheus – realtà fondata nel 2016 a Dronero e affiliata alle Acli – e si inserisce nel Programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori), con il sostegno dei fondi europei Next Generation EU e Fondo Sociale Europeo Plus 2021–2027.
Il percorso formativo, della durata di 50 ore, è rivolto a persone disoccupate ed è già inserito nel catalogo di ENAIP Piemonte ETS, ente di formazione professionale delle Acli. Al termine del corso, i partecipanti otterranno una certificazione ufficiale riconosciuta dalla Regione Piemonte: un unicum a livello nazionale che apre a nuove possibilità occupazionali nel settore agricolo. «Abbiamo costruito un metodo che fonde le tecniche tradizionali di falciatura provenienti da diversi contesti locali – spiega Romina Chiapello, presidente dell’associazione Prometheus – rendendole accessibili e trasferibili a chi si affaccia oggi al mondo del lavoro agricolo. Il corso vuole essere un vero e proprio laboratorio tecnico e culturale».
L’attivazione del percorso è vincolata al raggiungimento di un numero minimo di dodici partecipanti. Tuttavia le premesse sono incoraggianti: lo sfalcio manuale è già ampiamente utilizzato in contesti agricoli delicati, come le vigne delle Langhe, dove l’accuratezza dell’intervento e il basso impatto ambientale sono elementi chiave. Anche dal punto di vista della domanda professionale i segnali sono positivi. «Mi è stato riferito – conferma Graglia – che la figura del falciatore a mano sta tornando ad essere richiesta in particolare da aziende biologiche attive nei settori vitivinicolo e ortofrutticolo. Questo corso potrà diventare una porta d’accesso concreta al mondo del lavoro».
Con questo progetto il Piemonte non solo rilancia una tecnica che rischiava di scomparire ma la integra in un’ottica contemporanea fatta di sostenibilità, filiere corte, valorizzazione del patrimonio paesaggistico e cura dell’ambiente. È una visione che unisce cultura materiale e innovazione sociale, formazione e dignità del lavoro manuale.
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