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Premi letterari

Pulitzer 2025: tra il sangue di Trump, l’orrore di Gaza e l’oro del Sudan, i premi al giornalismo che sfida la censura

In un anno segnato da repressione, guerre e attacchi alla stampa, i Pulitzer celebrano la forza del racconto libero

Pulitzer 2025: tra il sangue di Trump, l’orrore di Gaza e l’oro del Sudan, i premi al giornalismo che sfida la censura

L’edizione 2025 dei Premi Pulitzer, tra i massimi riconoscimenti statunitensi nei campi del giornalismo, dell’arte e della letteratura, è stata segnata da eventi drammatici come il tentato omicidio di Donald Trump e i conflitti armati in Gaza e Sudan. Assegnati dalla Columbia University di New York, i premi, giunti alla 109ª edizione, prevedono un assegno di 15.000 dollari per ogni vincitore.

Il New York Times si è distinto con quattro premi nelle categorie giornalistiche, in un contesto che il comitato ha definito "particolarmente difficile per il mondo dei media americani". Marjorie Miller, amministratrice del consiglio dei Pulitzer, ha sottolineato come i giornalisti oggi si trovino sotto costante pressione: difficoltà economiche, licenziamenti e minacce legali tese a limitare la libertà di stampa e riscrivere la storia.

Il riconoscimento più prestigioso, quello per il giornalismo nazionale, è andato al Washington Post per la copertura rapida e incisiva del tentato attentato a Trump, avvenuto il 13 luglio in Pennsylvania. Le immagini del candidato repubblicano ferito, con il volto insanguinato e il pugno alzato, hanno avuto un impatto globale e, secondo vari analisti, hanno influito sull’esito elettorale.

Il premio per il giornalismo di servizio pubblico è stato assegnato a ProPublica, grazie a un’inchiesta sull’impatto delle leggi anti-aborto negli Stati Uniti. Il caso raccontato è quello di Amber Thurman, una giovane donna morta in un ospedale della Georgia nell’agosto 2022. La vicenda è diventata un simbolo nella battaglia per i diritti delle donne e ha suscitato le lacrime di Kamala Harris, candidata democratica alla presidenza.

Reuters ha vinto nella categoria giornalismo investigativo con un’inchiesta sulle vendite illegali e a basso costo di Fentanyl, un oppioide sintetico ritenuto tra i principali responsabili della crisi da overdose in Nord America.

Nel campo della narrativa, il premio per il miglior romanzo è stato conferito a Percival Everett per James, una riscrittura del classico di Mark Twain, Le avventure di Huckleberry Finn, con l’obiettivo di mettere a nudo l’assurdità del razzismo.

Per il giornalismo internazionale, il riconoscimento è andato al New York Times e al suo reporter Declan Walsh, per il lavoro sulla guerra civile in Sudan, con particolare attenzione al traffico illegale d’oro, una delle cause alla base del conflitto.

Un premio è stato assegnato anche alla vignettista Ann Telnaes, che ha lasciato il Washington Post dopo che il giornale ha rifiutato la pubblicazione di una sua satira rivolta ai miliardari tecnologici, tra cui Jeff Bezos, proprietario dello stesso quotidiano, ora vicini a Trump.

Nella categoria commento, il poeta palestinese Mosab Abu Toha è stato premiato per i suoi scritti pubblicati sul New Yorker, che raccontano il dramma umano e personale vissuto a Gaza. I testi uniscono reportage e memoria, offrendo una testimonianza diretta dell’esperienza palestinese durante gli ultimi mesi di bombardamenti. “Che questo premio porti speranza e diventi una storia”, ha scritto Abu Toha, citando le ultime parole della poesia If I Must Die di Refaat Alareer, suo amico, ucciso in un attacco israeliano.

Infine, tra i finalisti per la categoria Breaking News Photography, si segnalano i fotografi palestinesi dell’Agence France-Presse (AFP), per le loro immagini potenti che ritraggono la sofferenza e resilienza della popolazione di Gaza tra le macerie del conflitto.

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