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La famiglia Agnelli
08 Maggio 2025 - 13:53
Lapo Elkann, imprenditore, erede della famiglia Agnelli e figura di spicco nel mondo dell'automotive, non parteciperà alla 96esima Adunata nazionale degli Alpini a Biella, ma ha voluto fare un tuffo nel passato per ricordare gli anni trascorsi come alpino di leva.
Intervistato dal Corriere, Lapo ha raccontato la sua esperienza militare, un'esperienza che racconta averlo segnato profondamente: "Sono orgoglioso di essere stato un alpino di leva, un’esperienza formativa che mi ha lasciato ricordi meravigliosi e amicizie importanti", ha dichiarato con una punta di nostalgia.
La sua decisione di fare il soldato semplice, senza privilegi, si inserisce in una visione di vita che lo ha sempre portato a cercare la normalità. Nonostante il desiderio del nonno Gianni di vederlo diventare ufficiale, Lapo fu scartato per i tatuaggi durante la visita militare, un colpo di fortuna che lo portò a entrare come soldato semplice nella compagnia degli Alpini di Saluzzo. Da Belluno a Cuneo, fino alla montagna di Bousson con il gruppo sciatori, Elkann ha vissuto la sua esperienza da "penna nera".
Il suo nome, all'inizio, non suscitò molta attenzione tra i commilitoni, ma una volta che la voce si sparse, la situazione cambiò. "Il furiere ‘anziano’ non sapeva scrivere il mio nome e quando gli ho detto che ero nato a New York, pensava che lo stessi prendendo in giro", racconta. In quel periodo, pochi associavano il cognome Elkann alla potente famiglia Agnelli, e questo gli permise di vivere la sua esperienza militare lontano dai riflettori, come uno dei tanti. Tuttavia, con il passare del tempo, la situazione cambiò, e alcuni lo presero di mira. Un sottufficiale, in particolare, lo chiamava "agnellino". Ma Lapo, come racconta, imparò a farsi rispettare. "La naja mi ha insegnato tanto, le differenze non esistono", afferma, riflettendo sul valore della disciplina e del cameratismo.
La sua esperienza militare gli ha anche permesso di scoprire l'Italia in modo diverso. "Ho 'capito' l’Italia, da nord a sud, chiacchierando con commilitoni calabresi, romani, trentini e piemontesi. In camerata si parlavano mille dialetti, si cantavano inni di tutte le squadre di calcio", racconta Elkann, che non si considera un militarista, ma riconosce quanto il servizio militare gli abbia dato in termini di crescita e comprensione della realtà del Paese.
Il ricordo più emotivo per Lapo è legato a un episodio con suo zio Edoardo, che non c'è più. "Il più importante è legato a mio zio Edoardo. Ricordo il suo sorriso quando mi vide schierato nel plotone, in divisa", ha detto con voce emozionata, mentre ricordava il momento in cui il suo zio, commosso, lo vide partecipare alla cerimonia dell'alzabandiera. Un ricordo intimo che porta nel cuore, immortalato in una foto che conserva gelosamente a casa sua.
Tuttavia, come ogni esperienza che forma, la naja ha avuto anche i suoi momenti difficili. "Mi hanno ‘sbrandato’, certo. E quando facevo male il letto – praticamente sempre all’inizio – dovevo fare qualche flessione", racconta con un sorriso ironico. Ma tra le difficoltà, Elkann ricorda soprattutto il servizio in mensa, un vero e proprio "rito di iniziazione". "Avrei voluto reagire, ma non l’ho fatto, e questa è stata un’altra lezione. Imparare a fare tutto e sopportare", afferma.
Il servizio in montagna, invece, gli ha regalato momenti di grande soddisfazione. "Mi sono trovato a trasportare pezzi di mortaio su per le montagne, ma la fatica la facevamo tutti insieme", ha detto. "Non ero il figlio di qualcuno o il nipote di qualcun altro. Ero Lapo, con i miei difetti e i miei pregi", ha concluso, sottolineando l'importanza di aver vissuto quell'esperienza come un "uguale tra gli uguali".
A distanza di 25 anni, Lapo non ha dubbi: rifarebbe la naja. "Sì, senza dubbio. E a tutti i miei ‘frà’ che da domani si ritroveranno a Biella dico che di sicuro non mi perderò la prossima adunata", ha detto con convinzione.
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