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La guerra per l'Eredità
01 Maggio 2025 - 21:00
"Io accetto, pour gain de paix." È da queste parole manoscritte che si apre uno dei più controversi e dolorosi capitoli della storia familiare e patrimoniale della dinastia Agnelli. A scriverle è Margherita Agnelli, unica figlia dell’Avvocato, Gianni. A firmarle, nel dicembre 2003, è una madre spezzata, un’erede spaesata, una donna ancora figlia, già madre, e ormai figura scomoda. Parole nate per suggellare una conciliazione mai realizzata, che si trasformeranno nel grimaldello di una guerra giudiziaria e simbolica senza precedenti nella nobiltà industriale italiana. Parole contenute in un libro segreto, perché mai pubblicato, che apre cassetti e forzieri del patrimonio segreto di Gianni Agnelli, quel patrimonio al centro, oggi, della battaglia giudiziaria di Margherita contro i figli John, Lapo e Ginevra Elkann.
Il libro si intitola "Les usurpateurs", ossia "La storia scandalosa dell'eredità di Giovanni Agnelli". L'autore è Marc Hürner, titolare della Fip, Financial Intelligence & Processing. In pratica un investigatore della finanza, di uno di quei rami che dimostrano come lo spionaggio da Guerra Fredda e l'alta finanza abbiano gli stessi meccanismi (a volte gli stessi personaggi e i medesimi scenari). Hürner è stato consulente di Margherita Agnelli per molto tempo, quando la figlia dell'Avvocato cerca di scoprire la reale entità del patrimonio paterno. La casa editrice è la svizzera Édition des Syrtes, del conte Serge de Pahlen, marito di Margherita.
Un libro mai pubblicato, con migliaia di pagina di documenti contenenti i segreti dell'origine della fortuna estera degli Agnelli, inclusa la ben nota Opa Exor, che creo il gioco di trust e società offshore su cui oggi si concentra la Procura di Torino. Di quel volume, però, c'è la prefazione scritta da Margherita Agnelli in persona. Ecco cosa dice.
Margherita non si pone come una ribelle. È, piuttosto, una “credente del dialogo”, come emerge dal suo lungo memoriale. Ma questa fede verrà messa a dura prova quando scopre che la firma posta per “amore della pace” - su quell'accordo transattivo, dove lei rinuncia a parte dell'eredità di suo padre, in cambio di un miliardo e 200 milioni di euro circa - è il preludio a un silenzio forzato, una marginalizzazione sistematica. “Mi sono fidata. Ho avuto fiducia. Ho firmato in nome di questa pace tanto cercata… che non arriverà mai”.
Il dolore personale si intreccia al disincanto giuridico. Gli avvocati, una volta alleati, diventano comparse ben remunerate: 25 milioni di euro a chiusura di trattativa, 20 in più a titolo di “mancato profitto” su coperture valutarie misteriose. Avvocati che, lei dice, erano stati contattati all'epoca della controversia dagli ex uomini di fiducia dell'Avvocato, che si erano offerti di pagare i loro onorari, per dissuadere Margherita dalla battaglia? E loro avevano finto di credere, a quelle offerte. Avevano finto? sembra chiedersi la figlia di Gianni e Marella Agnelli. "Un colpo da maestro", dice Margherita, "ma di chi?"
Invece di quella "pace", c’è solo “un mondo opaco, viscido”, in cui anche l’amore materno viene derubricato a ostacolo. “Devi fare la pace con Jaki”, le dice Lapo, quando lei lo chiama per gli auguri di compleanno (siamo nel 2005), riferendosi al fratello John. Poi, Lapo ha un "incidente", fra cocaina e trans, a Torino. Finisce in coma per overdose. Margherita dice che nessuno la chiama. Nessuno le concede un frammento di famiglia. Quando, in ospedale, Lapo è fuori pericolo, vedendolo parlare con la madre, dice a John: "Perché tu puoi parlarle e io no?".
Margherita evoca parole forti, che pesano come macigni: “setta”, “sistema mafioso”, “violenza psicologica”. Parole che nessuno della galassia Exor ha mai voluto commentare, eppure restano lì, incise in un racconto che ha la densità di un’inchiesta e l’intensità di un dramma. La struttura finanziaria, dice, “è borderline”. Frutto di anni di paura e di protezionismo esasperato — “tra le Brigate Rosse, il comunismo, Mani Pulite” — che hanno portato a “costruire fortini”, blindare capitali, oscurare i testamenti.
In ballo non ci sono solo soldi, ma il significato stesso di “comunione ereditaria”, di “memoria condivisa”, come la chiama lei. Ma anche il potere nell'ambito della maggiore azienda italiana, con lei che mette nel mirino Gabetti, Grande Stevens, Marchionne,. Chi detiene davvero il potere nella più potente famiglia italiana? Chi lo gestiva nei mesi finali dell’Avvocato, quando — secondo Margherita — “nessuno governava” e i documenti “sono stati bruciati”?
“Questo libro non è una denuncia, è una constatazione”, scrive lei. Un grido soffocato che riemerge lucido, con la forza della verità. Una “luce”, per usare le sue parole, “senza la quale non possiamo perdonare il nostro passato”. E allora, citando il Machiavelli che Gianni Agnelli tanto amava: “Bisogna essere volpe per riconoscere le trappole e leone per spaventare i lupi”. Poi, però, questo libro non è stato pubblicato. Perché? L'ennesimo di questa vicenda.
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