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Ritratti di Famiglia

Eredità Agnelli, la versione di John Elkann: "Mio nonno mi chiamò e mi disse..."

I retroscena dell'investitura e i segreti dell'Avvocato fra donne e cocaina nel documentario su Sky Arte

Eredità Agnelli, la versione di John Elkann: "Mio nonno mi chiamò e mi disse..."

C'è un documentario, in questi giorni su Sky Arte, che merita qualche commento. Si intitola semplicemente "Agnelli" ed è prodotto dall'americana HBO per la regia di Nick Hooker. Sospeso fra celebrazione e demolizione, racconta la storia di Gianni Agnelli, tra filmati d'epoca e testimonianze dirette di parenti, collaboratori, amici, amanti. Un documentario anche controverso, dove vengono fuori le tante donne e la cocaina, la perfidia e la lontananza e la durezza nei confronti dei figli. Tanto che molti si chiedono come abbia ottenuto il via libera dalla Famiglia (biografie molto meno "compromettenti" non hanno mai visto la luce, con l'Avvocato ancora vivo). Sarà che John Elkann, che è a tutti gli effetti il capofamiglia non solo dell'ex Fiat, compare brevemente. E lo fa per raccontare, brevemente, quello che per molti è ancora un punto discutibile e discusso: come è avvenuta l'investitura a suo erede?

Siamo nel 1997. Gianni Agnelli da tempo è solo presidente onorario (la regola dei 75 anni, come per i cardinali) e ha dovuto rinunciare a lasciare la guida a suo fratello Umberto per via dei diktat di Enrico Cuccia, che tempo addietro gli ha imposto Cesare Romiti come amministratore delegato ("uno che sicuramente lavorava per la Fiat, ma per conto di Cuccia" dice Gianluigi Gabetti nel documentario), altrimenti addio sostegno e via libera alle banche per prendersi tutto (e vendere). Passato il tempo, la Fiat ha di nuovo la forza necessaria per sopravvivere, Agnelli riesce a "pensionare" Romiti e, preso atto che suo figlio Edoardo non è l'erede che voleva, sceglie Giovanni Alberto Agnelli, figlio di Umberto, che benissimo ha fatto alla Piaggio. 

Giovannino è bello, amato, si è appena sposato e sta per diventare padre: ha solo 33 anni. A inizio anno gli viene diagnosticato un raro tumore, di quelli che non lasciano scampo. Muore pochi mesi dopo, a dicembre. E la Fiat ha bisogno di un erede. "E l'Avvocato scopre che uno dei suoi nipoti gli piace molto" dice il documentario. E' John Elkann, il figlio di Margherita.

Seduto in un giardino, forse a Villa Frescot, cappotto scuro e cravatta rossa, John Elkann rievoca in maniera molto semplice: "Mio nonno mi chiamò", probabilmente uno di quegli inviti a cena tipici di quando tornava da un viaggio, forse nel suo studio. "Mi disse: ho pensato di farti entrare nel consiglio". A 21 anni, così, John Philip Jakob Elkann, per tutti Yaki ma da lì in poi solo John, entra nel consiglio di amministrazione della Fiat.

Seguiranno incarichi in General Electric, in Ifil (che diverrà l'attuale Exor), mentre finisce gli studi in ingegneria gestionale al Politecnico. Poi, nel 2003 la morte dell'Avvocato. L'interregno di Umberto, che è però anche lui malato e muore poco dopo. Tocca a Luca Cordero di Montezemolo, ma soprattutto a un manager italo-canadese che già lavora per il Gruppo: Sergio Marchionne. Siamo nel 2004 e John Elkann diventa vicepresidente.

Ciò che il documentario non dice - che non può dire - è se davvero la successione era così pianificata. L'Avvocato, come è noto, donò a John le quote della Dicembre (la società di controllo dell'impero) che Edoardo rifiutò. Ma nel suo testamento, incredibilmente fermo a prima della tragica morte di Edoardo, non ci sono riferimenti alla successione della Fiat: ci sono solo le disposizioni dei beni terreni.

John Elkann, tempo fa, ricordando gli ultimi istanti del nonno, sul suo letto di morte, disse "sono rimasto lì a guardarlo e avevo la sensazione che c’eravamo detti tutto". Ma con altrettanta coscienza, Elkann ha avuto occasione di dire: "non posso non pensare che la morte di mio nonno segnò anche l’inizio dei problemi con mia madre. Ho capito subito che il livello dell’incomprensione era grande".

 La cosa curiosa è che questo documentario è del 2016, e non accenna per niente a guerre di successione o per l'eredità. Anche se le prime iniziative di Margherita Agnelli (che rinnegava il patto successorio miliardario firmato nel 2004) che hanno dato il via alla guerra per l'eredità che dura ancora oggi risalgono al 2007. Nel 2015 la Cassazione aveva giudicato infondata la causa allora intentata, ma nel frattempo si cominciava a parlare di tesori segreti all'estero e di qualche evasione fiscale di troppo (Margherita e Marella pagarono una bella somma, come multa del Fisco). Margherita, addirittura, viene citata per una cosa sola: quella volta che si tagliò i capelli a zero perché suo padre di accorgesse di lei (testimonianza di Carlo DeBenedetti). 

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