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Stop ai licenziamenti federali: la giudice blocca Trump e Musk, “Serve l’ok del Congresso”

La decisione arriva dalla Corte distrettuale della California: sospesi per due settimane i tagli al personale ordinati dall’amministrazione. Cresce lo scontro tra poteri.

Stop ai licenziamenti federali: la giudice blocca Trump e Musk, “Serve l’ok del Congresso”

Licenziamenti

Colpo di scena nella battaglia politica e legale che infiamma l’amministrazione federale degli Stati Uniti. Nella serata di venerdì, la giudice Susan Illston della Corte distrettuale della California ha emesso un’ordinanza che blocca temporaneamente i licenziamenti di massa dei dipendenti pubblici federali, decisi dal presidente Donald Trump lo scorso febbraio.

Il provvedimento – valido per due settimane – ferma l’esecutività dei tagli imposti da un pacchetto di riforme strutturali gestito dal Doge, l’ente per la riorganizzazione dell’apparato statale guidato da Elon Musk, incaricato direttamente da Trump di supervisionare la riduzione della macchina burocratica.

Alla base della decisione della giudice Illston c’è una questione di equilibrio tra poteri. Nel documento ufficiale si legge che “il Presidente deve presumibilmente richiedere la cooperazione del Congresso per disporre i cambiamenti che desidera”, motivo per cui è stata disposta una restrizione temporanea in attesa di ulteriori valutazioni.

Il provvedimento è frutto di un’azione legale avviata la scorsa settimana da una coalizione composta da sei governi locali, sindacati e organizzazioni non profit, che hanno contestato la legittimità costituzionale della manovra. Secondo i ricorrenti, l’esecutivo avrebbe oltrepassato i propri poteri, ordinando licenziamenti su vasta scala senza passare attraverso l’approvazione legislativa.

Al centro della vicenda anche l’inedito ruolo affidato al Doge, una struttura voluta da Trump e posta sotto la guida dell’imprenditore Elon Musk, con il compito di ridefinire gli standard di efficienza dell’amministrazione pubblica. L’organismo ha finora agito come catalizzatore per l’implementazione delle misure di snellimento, suscitando però forti critiche da parte di sindacati e amministrazioni locali, che denunciano la mancanza di trasparenza e l’eccessiva concentrazione di potere.

La sospensione non rappresenta ancora un verdetto definitivo, ma costituisce un importante freno politico e simbolico alla riforma voluta dall’inquilino della Casa Bianca. Nelle prossime settimane la Corte sarà chiamata a esaminare più nel dettaglio la questione di costituzionalità sollevata dai ricorrenti.

Nel frattempo, i dipendenti pubblici interessati dal provvedimento possono tirare un sospiro di sollievo, mentre al Congresso spetta ora il compito – non più rinviabile – di esprimersi formalmente sulla portata dei tagli.

La decisione della giudice Illston apre una nuova fase di confronto tra Casa Bianca, Congresso e sistema giudiziario, evidenziando le tensioni latenti tra la volontà di riforma dell’esecutivo e i limiti fissati dalla Costituzione.

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